Via libera al copyright europeo, la riforma per la tutela del diritto d’autore approvata dal Parlamento lo scorso 26 marzo. Il voto in Consiglio dell’Unione Europea del 15 aprile era considerato un passaggio scontato per la ratifica dopo quello favorevole del massimo organo legislativo continentale. Nonostante la direttiva sia stata approvata come punto A, cioè senza discussione, ci sono stati dei Paesi contrari. Tra questi, come annunciato, l’Italia, insieme a Svezia, Finlandia, Polonia, Olanda e Lussemburgo. Si chiude così l’iter legislativo di una riforma complessa, che ha creato non poco dibattito tra sostenitori e detrattori, soprattutto in merito agli articoli 11 e 13.

La riforma del copyright – Oltre ai Paesi contrari si sono astenuti Slovenia, Estonia e Belgio. La Germania, che pure ha votato a favore della riforma, ha chiesto che venisse messo a verbale un protocollo in cui la Commissione europea, che ha il compito di esecuzione della legge, eviti filtri al caricamento di dati sulla Rete e alla censura. «È una pietra miliare per lo sviluppo di un mercato unico digitale robusto e ben funzionante», ha detto Valer Daniel Breaz, ministro rumeno della Cultura e presidente di turno del Consiglio dell’Ue. Soddisfatto anche il presidente della Commissione, il lussemburghese Jean Claude Juncker: «L’Europa avrà ora regole chiare che garantiscono equa remunerazione ai creatori, diritti per gli utenti e responsabilità per le piattaforme».

Articoli controversi – La votazione della riforma in Parlamento europeo è stata vinta dai favorevoli per 348 voti a 274, con schieramenti trasversali anche all’interno dei due principali gruppi parlamentari, Popolari europei e Socialdemocratici. Tra gli eurodeputati italiani, contrari alla riforma erano stati i due partiti di maggioranza nell’esecutivo, Movimento 5 stelle e Lega, e favorevoli i partiti di opposizione, Forza Italia e Partito Democratico. Gli articoli della direttiva più controversi sono l’11 e il 13, che richiedono alle piattaforme online di corrispondere un compenso «equo e proporzionato» agli editori per l’utilizzo dei materiali e di essere più responsabili per la violazione dei diritti d’autore.

Favorevoli e contrari – Chi si è battuto per l’approvazione della riforma, tra cui una buona fetta di editori italiani, punta sul fatto che con questa misura gli autori saranno finalmente tutelati nei loro diritti, e le loro opere non potranno più essere pubblicate online senza un giusto compenso. I contrari hanno invece lamentato il rischio di censura immotivata che stanno causando i filtri messi da Youtube, e i costi eccessivi che le piattaforme online dovranno sostenere per applicare questi filtri. Tra i più fermi oppositori c’è stata Wikipedia, che in segno di protesta lo scorso 25 marzo ha oscurato per 24 ore la sua pagina. La parola passa adesso ai singoli Paesi, che dovranno recepire la direttiva all’interno del loro sistema giuridico interno entro due anni dalla pubblicazione da parte della Commissione.