«Un’azione oltraggiosa». Così il ministro degli esteri della Corea del Nord ha definito la scelta statunitense di schierare navi da guerra nell’area della penisola asiatica. Pyongyang soffia sul fuoco e non lascia a Washington alternative: se la diplomazia americana non farà un passo indietro, la reazione sarà immediata. Ma per l’amministrazione Trump l’aumento della presenza americana nell’area è necessario. La tensione tra i due paesi è massima.
La scelta di Washington – La Carl Vinson, una portaerei della classe Nimitz a propulsione nucleare, da Singapore avrebbe dovuto raggiungere l’Australia. Da febbraio in Estremo Oriente, è stata impegnata in attività di addestramento nel mare delle Filippine. Ha cambiato impiego nell’ultimo mese, quando è stata utilizzata per monitorare le tensioni tra le due Coree dopo l’omicidio a Kuala Lumpur di Kim Jong-nam, fratellastro del leader nord coreano Kim Jong-un, e dopo il test del missile lanciato il 12 febbraio. Ora nuovi ordini l’hanno spinta verso la penisola di Corea. E’ la risposta che l’amministrazione Trump vuole dare alle forze militari di Kim Jong-un, dopo i ripetuti lanci di missili (di cui l’ultimo, fallito, mercoledì della scorsa settimana) e prima che venga eseguito il sesto test nucleare, che alcuni segnali fanno ritenere imminente. Già un mese fa Rex Tillerson, il segretario di Stato americano, aveva mandato un chiaro avvertimento a Kim: «Voglio essere molto chiaro: la politica della pazienza strategica è finita. Se Pyongyang continua a elevare la minaccia militare, l’opzione dell’azione è sul tavolo». Le misure da adottare nei confronti della dittatura coreana erano state anche al centro dei colloqui avvenuti durante la visita del leader cinese Xi Jinping in Florida.
Le reazioni di Pyongyang – Secondo la Korean Central News Agency, l’agenzia di stampa nazionale del regime, un portavoce del ministero degli Esteri nordcoreano avrebbe affermato che gli Usa saranno ritenuti responsabili delle «catastrofiche conseguenze» dovute all’invio della portaerei. Le «spericolate mosse americane per invadere la Corea del Nord», si legge nella nota, «hanno toccato una fase seria dei suoi scenari. Se gli Usa osano optare per un’azione militare, la Corea del Nord è pronta a reagire a ogni tipo di guerra desiderato dagli Usa».
«L’attacco Usa alla Siria giustifica l’uso dell’atomica» – Il clima tra i due paesi è teso da tempo. Anche le misure nei confronti della Siria sono diventate un terreno di scontro. Il lancio di missili americani dopo l’uso dei gas contro i ribelli da parte di Assad era stato definito da Pyongyang un «atto di aggressione intollerabile», tale da giustificare il programma nucleare del Paese. Una nota del ministero degli Esteri, diffusa dopo il raid, ha parlato anche di una «chiara invasione» e di una conferma alla validità della decisione di Pyongyang di rafforzare i suoi armamenti nucleari.
La posizione della Cina – Il governo di Xi Jinping ha smentito le voci sul dispiegamento di 150.000 uomini al confine con la Corea del Nord. «Alla luce della situazione attuale – ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chungying – tutte le parti dovrebbero mostrare equilibrio ed evitare azioni in grado di far aumentare la tensione».