Moon Jae-in, presidente della Sud Corea, ha varcato la soglia della Casa Bianca. Nel primo pomeriggio dell’11 aprile è prevista la stretta di mano nello studio ovale con il presidente americano Donald Trump. Sul tavolo il fallito summit a febbraio tra le due Coree e gli Usa e il riavvio dei negoziati. Poche ore fa la presa di posizione dalla Nord Corea: «L’autosufficienza è la nostra ancora di salvezza, il Paese non cede di fronte alle sanzioni».
Obiettivi – Il leader sudcoreano è arrivato negli Usa per riprendere il dialogo a tre sulla linea che divide la penisola coreana dal 1953. Punto cruciale resta la denuclearizzazione, che il leader nordista Kim Jong-Un non sembra voler attuare, e che Trump ritiene necessaria per riprendere i negoziati. Moon, secondo l’agenzia Reuters, vorrebbe spingere gli Usa ad adottare un approccio meno duro: fare delle concessioni, in termini di sanzioni, alla Nord Corea per incoraggiare il riavvio del dialogo. Un ruolo da mediatore, quello del presidente sudcoreano, che spera di ottenere un riavvicinamento tra Trump e Kim.
Nord Corea attacca – Da Pyongyang nessun segnale distensivo. Il dittatore ha ribadito che il suo Paese non si piegherà e, in occasione di una riunione del Comitato centrale del Partito dei lavoratori, ha esortato i suoi concittadini a un atteggiamento che s’addica ai maestri della rivoluzione: non cedere di fronte alla tensione e puntare all’autosufficienza. Oggi, 11 aprile, ci sarà la prima riunione dell’Assemblea suprema del popolo eletta a marzo: per Mike Pompeo, segretario Usa, potrebbe essere un occasione per aprire alla denunclearizzazione. Ma non sembra che Kim la pensi allo stesso modo.
Summit di febbraio – «L’incontro ad Hanoi è fallito tra le richieste della Nord Corea di essere liberata dalle sanzioni e l’insistenza americana per una completa denuclearizzazione», scrive Reuters, commentando il nulla di fatto con cui si è chiuso l’incontro trilaterale tra Moon, Trump e Kim del 27-28 febbraio. Fonti ufficiali sudcoreane rimproverano la linea dura, e non collaborativa, degli Stati Uniti addossandone la colpa a John Bolton, Consigliere Usa per la sicurezza nazionale, da sempre ostile nei confronti del regime di Kim. Intanto Pompeo si è detto fiducioso: un terzo incontro tra Trump e Kim ci sarà.