Mancano meno di sei mesi al 3 novembre 2020, giorno in cui si eleggerà il 46esimo presidente degli Stati Uniti. In America si contano 1,3 milioni di contagiati da coronavirus e più di 84.000 morti e lo Stato si aspetta di avere 35 milioni di disoccupati. Nel frattempo i due candidati alla Casa Bianca, il presidente repubblicano in carica Donald Trump e il democratico Joseph R. Biden Jr., stanno facendo tutto il possibile per raggiungere l’elettorato. Niente eventi pubblici o strette di mano. Entrambi hanno optato per i messaggi privati sul telefono. Più sicuri durante la pandemia e non meno persuasivi di un discorso. Un modo per accaparrarsi l’attenzione dei cittadini americani. E non solo l’attenzione. Anche i fondi per finanziare la costosa campagna elettorale. «Ora, se vuoi clicca qui» e un link sono la conclusione di ogni messaggio.

Strategie – Se hai più di 18 anni, sei iscritto alle liste elettorali e sei un cittadino americano, allora potresti sentire il rumore degli ormai quasi desueti messaggi sul cellulare. Ma non quello di WhatsApp o Telegram, le due chat con più utenti, bensì quello che suona come un “ding”. È la suoneria di IMessage, il servizio di messaggistica istantanea gratuito sviluppato da Apple. Potresti ricevere un: «HEY, IT’S YOUR PRESIDENT» (ciao, sono il tuo Presidente), oppure, «Please? it is Joe Biden and I am campaigning in Michigan today» (Per favore? sono Joe Biden e oggi sto facendo campagna elettorale in Michigan). Il primo messaggio è stato inoltrato dal Presidente Trump, attraverso il numero 880-22 mentre il secondo (di Biden) dal 303-30. I mittenti si riconoscono, prima ancora che dalla sequenza di cifre, dal linguaggio. La comunicazione digitale dei due candidati riflette la loro personalità pubblica. Non potendo gestire questa campagna elettorale in modo fisico, attraverso comizi e eventi, ormai proibiti dalle norme sul lockdown, il repubblicano Trump e il democratico Biden si sono adeguati ad una pratica già nota: il mass texting. È l’invio di messaggi di massa, una volta intesi solamente nella forma delle e-mail, la posta elettronica.

Joe Biden, vicepresidente degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Obama dal 2009 al 2017

Le differenze – Trump, già largamente presente sulle piattaforme digitali come Facebook e Twitter con i suoi messaggi politici, nel periodo di distanziamento sociale ha capito che serviva arrivare nelle mani degli americani. E così l’idea dei messaggi, un modo diretto, estemporaneo ed intimo per comunicare. I messaggini del Presidente sono poco articolati, brevi e ridotti ad un’alternanza di scritte in MAIUSCOLO, che nel texting equivalgono a un urlo, e punti esclamativi. Lo fa per rimarcare l’enfasi da porre su frasi tipo: «VENDICATO!» , «FALSITÀ»,  «CACCIA ALLE STREGHE» ‘(messaggi inoltrati già al tempo dell’impeachment, la messa in stato di accusa voluta contro Trump dalla democratica Nancy Pelosi alla Camera dei Rappresentanti). E così i toni concitati dei comizi elettorali vengono sostituiti dal blocco delle maiuscole.
L’idea di usare IMessage è stata subito copiata anche dall’avversario nella corsa alla Casa Bianca. A prima vista, i messaggi di Biden appaiono più moderati. Ma anche più lunghi, più articolati e divisi in più paragrafi. In uno spedito dal democratico si legge : «Battere Donal Trump vuol dire lottare per la nostra vita. Fallire non è un’opzione» . Niente esclamazioni, niente parole scritte in grande.

Donald Trump 45º presidente degli Stati Uniti d’America dal 20 gennaio 2017

Scopi – Il fine dei messaggi è lo stesso: raccogliere fondi. Il mezzo, o meglio, i toni, sono differenti. Trump scrive soprattutto a coloro che lo hanno votato nel 2017 e ancora non hanno versato soldi per la nuova campagna elettorale, definiti dal presidente i «DECADUTI». Biden invece, essendo relativamente nuovo in questa corsa alle elezioni di novembre 2020, usa una tattica più passiva-aggressiva. Per alcuni meno diretta e più subdola.
Se Trump infatti manda messaggi tipo:  «DONA E RICEVERAI LA TARGHETTA D’ORO» (riferendosi alla card di metallo distribuita ai sostenitori più fedeli di tutto il Paese), il candidato Biden mantiene un profilo più basso quando si tratta di chiedere uno sforzo economico ai suoi sostenitori:  «Scusami», «Per favore» o ancora, alle 8:28pm, «Mi dispiace se questo messaggio ti arriva tardi, ma ho bisogno del tuo appoggio in questo percorso. In più odio chiedere soldi».

Teaser e sondaggi – Quando la vittoria alle primarie democratiche era soltanto un rumor, Biden ha usato i messaggi per fidelizzare i suoi sostenitori. L’ex vicepresidente ha adottato una strategia da “teaser” cinematografico (le anticipazioni dei film) promettendo ai propri sostenitori di sapere in esclusiva gli sviluppi sulla sua candidatura. Proprio per sondare il terreno, Biden ha diffuso anche dei sondaggi tramite i messaggi, per mappare e capire meglio il profilo dei suo elettorato. Si può dire che la strategia di comunicazione iniziata da Trump sia stata condivisa, in tutto e per tutto, anche dal candidato dell’opposizione. Soprattutto dal 13 di maggio, data in cui Biden è balzato in testa nei sondaggi che lo danno ora come favorito rispetto al Presidente in carica.

Il contesto socio-economico –  La pandemia da coronavirus, il lockdown e le condizioni socio economiche di molti americani stanno mettendo a rischio le  elezioni di novembre. Per questo la partita delle presidenziali si gioca con carte molto diverse dal passato. Finora sembra essere una campagna virtuale, combattuta a colpi di spot e messaggi. Propaganda social e digitale. In questo scenario Trump sembrava il favorito. Sui canali istituzionali e attraverso i briefing televisivi giornalieri, delle cinque del pomeriggio, aggiorna la popolazione sullo stato dei contagi e dei morti per Covid-19 e intanto fa le sue arringhe politiche. Ma la situazione potrebbe essersi ribaltata. Biden, fino ai primi d’aprile, aveva circa la metà dei fondi spesi, nello stesso periodo, da Hillary Clinton per la sua campagna del 2016. Il suo staff di collaboratori è bloccato a casa e la sua sede operativa di Philadelphia è chiusa. Nonostante ciò nei sondaggi di Cbs/YouGov è in testa.

I costi – Mentre le stime sulla disoccupazione americana si fanno sempre più negative, (un americano su quattro ha già perso il lavoro), il futuro presidente degli Stati Uniti, chiunque sarà, deve trovare soldi. E la storia insegna che ne deve trovare tanti. La campagna elettorale americana è lunga e costosa. La corsa alla Casa Bianca vede favoriti i candidati in grado di disporre di molte risorse. Un esempio? Il Presidente Obama che nel 2008 spese in tutto 1,3 miliardi di dollari. Non tutti sono in grado di trovare i soldi però. Come la candidata democratica Kamala Harris che si è ritirata a dicembre 2019 dalle primarie per mancanza di fondi. Resta da stabilire se i messaggini mandati sui cellulari riusciranno a valere quanto le strette di mano elargite in quantità durante gli eventi pubblici.