Nel giorno in cui a Ginevra si è tenuta l’Assemblea mondiale della Sanità, Donald Trump è tornato ad attaccare l’Oms. Il presidente degli Stati Uniti ha minacciato di rendere definitivo il suo stop ai finanziamenti all’agenzia Onu, congelati dal 14 aprile. Le accuse mosse dal capo della Casa Bianca all’Organizzazione mondiale della Sanità riguardano la gestione della crisi legata alla diffusione del coronavirus, l’eccessiva vicinanza alla Cina e la mancata trasparenza di Pechino. Intanto, l’Assemblea dell’Oms ha detto sì a un’inchiesta indipendente sulla risposta alla pandemia.

La lettera d’accusa – Nelle prime ore del 19 maggio, Trump ha pubblicato sul suo account Twitter una lettera indirizzata a Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Nella missiva, lunga quattro pagine e datata 18 maggio, vengono ricostruiti una serie di episodi in cui, secondo l’inquilino della Casa Bianca, l’Oms si sarebbe dimostrata negligente nella gestione della crisi sanitaria, ignorando report e segnalazioni dei rischi derivanti dal nuovo virus, soprattutto nelle prime settimane di diffusione. Al termine dell’elenco, è arrivato l’aut-aut di Trump: «Se non ci dovessero essere miglioramenti sostanziali nei prossimi 30 giorni, renderò definitiva la mia decisione momentanea di congelare i finanziamenti e di riconsiderare il nostro ruolo nell’organizzazione. Non posso permettere che i contribuenti americani finanzino un organismo che, allo stato attuale, non sta facendo gli interessi dell’America». Le richieste del presidente americano sono una ristrutturazione dell’Oms secondo le indicazioni del suo staff e una dimostrazione di indipendenza dall’influenza della Cina verso cui, ha sottolineato, finora ci sarebbe stata molta accondiscendenza. Trump ha citato, come esempio, il lavoro dell’Organizzazione in occasione dello scoppio dell’epidemia di Sars nel 2003, quando ci furono dure prese di posizione contro lo Stato asiatico.

La risposta della Cina – Non è tardata ad arrivare una replica della Cina, attraverso le parole del ministro degli Esteri Zhao Lijian: «La lettera di Trump inganna l’opinione pubblica e infanga la Cina. Tenta di addossare a noi le colpe della sua maldestra risposta alla pandemia». Pandemia che, ad oggi, ha negli Stati Uniti il Paese con più morti e contagiati, nonostante da due giorni il numero di nuovi decessi stia diminuendo. Trump ha anche dichiarato di assumere da due settimane, sebbene non sia mai risultato positivo, idrossiclorochina, un farmaco anti-malarico: «Una pillola al giorno, che male fa?». Non è stato però dimostrato che questa medicina abbia una funzione preventiva nei confronti del Covid-19.

Il presidente cinese Xi Jinping

L’indagine chiesa dall’Ue – Sull’origine del coronavirus, durante il vertice a Ginevra, 126 Paesi hanno sposato la mozione dell’Unione Europea di aprire un’indagine indipendente. L’Assemblea ha approvato una risoluzione che sancisce l’accordo di “avviare al momento opportuno e in consultazione con gli Stati membri un processo graduale di valutazione imparziale, indipendente e globale della risposta sanitaria coordinata dall’Oms”. La richiesta di un’indagine, per la prima volta, è stata accolta anche dal presidente cinese Xi Jinping, seppur con riserva: «Quando il Covid non sarà più una minaccia, si potrà indagare». Il leader cinese ha difeso l’impegno del proprio Paese nella lotta al virus, annunciando un prossimo investimento di altri due miliardi per la ricerca e assicurando che «il vaccino sarà un bene pubblico». Durante i lavori dell’Assemblea, è intervenuto anche il ministro della Salute italiano Roberto Speranza: «Bisogna rafforzare il ruolo centrale dell’Oms, soprattutto in tempi di crisi, lavorare insieme per costruire un’Agenzia più forte. Dobbiamo assicurarci che sia completamente indipendente da influenze esterne, politiche o finanziarie, e che sia guidata solo dalla scienza». Una posizione simile a quella della Commissione Europea che, in seguito alla lettera di Trump, si è espressa attraverso la portavoce Virginie Battu: «Questo è il momento della solidarietà e non di puntare il dito».