«We will meet again». La Regina Elisabetta II ha concluso così il messaggio alla Gran Bretagna trasmesso dal castello di Windsor la sera di domenica 5 aprile nel momento più difficile dell’epidemia di coronavirus. Proprio la sera del discorso della Regina il premier Boris Johnson è stato ricoverato in un ospedale di Londra, dieci giorni dopo il suo annuncio di essere risultato positivo al virus. Con una media di ormai 700 vittime al giorno, il Regno Unito è duramente colpito dalla pandemia. Sono stati più di seimila i contagi registrati nella sola giornata del 5 aprile, mentre i decessi quasi cinquemila.

Il discorso – Quello della Regina è il quarto discorso rivolto ai sudditi in 68 anni, fatta eccezione per il messaggio natalizio. Ha cominciato ricordando il momento difficile: «Un tempo di sconvolgimento nella vita del nostro Paese, che ha portato dolore ad alcuni, problemi finanziari a molti ed enormi cambiamenti alla vita quotidiana di tutti». La Regina ha poi ringraziato gli operatori in prima linea del National Health System, il sistema sanitario britannico, e ha elogiato tutti i lavoratori che continuano a sostenere lo sforzo dei servizi essenziali nell’emergenza. Le parole del suo discorso esortano i britannici di questa generazione «a essere forti come quelli di ogni altra venuta prima. Gli attributi di autodisciplina, risolutezza, calma, cortesia e vicinanza caratterizzano ancora questo Paese. L’orgoglio per ciò che siamo non è una parte del nostro passato, definisce il nostro presente e definirà il nostro futuro». La sovrana non ha pronunciato la parola guerra esplicitamente, ma il richiamo alla Seconda Guerra Mondiale è evidente. Ha ricordato di come nel 1940, «da bambine parlavamo da Windsor ai bambini che erano stati evacuati dalle loro case e separati dai genitori per il loro bene. Oggi, di nuovo, molti sentiranno un senso di separazione dai loro cari. Ma oggi come allora sappiamo che, nel profondo, è la cosa giusta da fare». La sfida è comune a tutte le nazioni, in un’impresa comune in tutto il mondo. «Dovremmo consolarci che mentre avremo molto ancora da sopportare, torneranno giorni migliori: saremo di nuovo con i nostri amici, saremo di nuovo con le nostre famiglie, torneremo a incontrarci», ha concluso Elisabetta II citando i versi di una celebre canzone di Vera Lynn del 1939, simbolo della speranza per i soldati britannici allora in guerra.

Il portone del numero 10 di Downing Street
EPA/Will Oliver

Johnson ricoverato – Il primo ministro Boris Johnson è stato ricoverato nella notte di domenica per “motivi precauzionali”, su consigli del suo medico. L’inquilino del numero 10 di Downing Street era positivo da dieci giorni e manifestava febbre e tosse, i classici sintomi della malattia provocata dal virus Covid-19, che non accennavano a migliorare. È ricoverato all’ospedale St. Thomas di Londra dove, afferma il quotidiano The Times, ha ricevuto una dose di ossigeno. Nella nota ufficiale di Downing Street divulgata domenica sera si smentiva invece che il ricovero fosse avvenuto in circostanze di emergenza. Il segretario di Stato per l’Edilizia abitativa Robert Jenrick ha dichiarato in un’intervista alla BBC che Johnson «rimane al comando del governo», augurandogli di fare ritorno alla sede del governo il prima possibile. Prima che fosse confermato il ruolo del primo ministro a capo del governo avevano iniziato a circolare voci su chi l’avrebbe sostituito in caso di impedimento. Si era parlato del ministro degli Esteri e Primo segretario di Stato, Dominic Raab, ritenuto meno carismatico di Johnson. 

L’epidemia nel Regno Unito – I dati di domenica 5 aprile riportano 47.806 casi confermati positivi su un totale di 195.524 persone testate. I decessi confermati in ambito ospedaliero sono 4.934.