Nella corsa al secondo mandato del presidente francese Emmanuel Macron si intromette l’eventualità di nuovi scontri per l’indipendenza della Corsica. «Stato francese assassino», è la frase scritta su un lenzuolo bianco che ha accolto mercoledì 16 marzo il ministro dell’Interno Gérard Darmanin, in visita nella città di Ajaccio. I corsi, da due settimane in piazza, chiedono «gijustizia e verità» alla Francia dopo l’agguanto del 2 marzo all’indipendentista Yvan Colonna, aggredito nel carcere di Arles e da allora in coma. Per la prima volta nella storia dei rapporti con l’isola, la Francia ha promesso una maggiore autonomia, una condizione che potrebbe però non bastare ai suoi abitanti.

L’antefatto – Colonna è stato aggredito a mani nude da un altro carcerato durante l’ora d’aria del penitenziario di Arles, nel sud della Francia. A colpirlo, per motivi ancora ignoti, è stato Frank Elong Debé, condannato per terrorismo. Gli aveva infilato una busta di plastica in testa, prima di picchiarlo a sangue. Colonna, 61 anni, ex militante affiliato al Fronte di Liberazione corso (Fnlc), il movimento indipendentista con alle spalle oltre 10mila attentati, sta scontando l’ergastolo per l’omicidio del prefetto Claude Erignac, avvenuto nel 1998. Era stato arrestato il 4 luglio 2003 dopo cinque anni di latitanza. Debé è stato subito accusato di tentato omicidio a sfondo terroristico, ma l’evento ha portato nelle strade della Corsica oltre 4mila persone, provocando scontri anche violenti con la polizia. Oltre al riconoscimento del corso come lingua ufficiale accanto al francese e l’evoluzione dello statuto dell’isola, tra le rivendicazioni dell’isola alla Francia, mai ottenute, c’è sempre stato anche il rimpatrio dei prigionieri corsi detenuti sul continente.

La risposta francese – Nella città che ha dato i natali a niente meno che Napoleone Bonaparte il 16 marzo è accorso il ministro dell’Interno francese, che ha cercato di raffreddare gli animi dell’isola, dicendo che l’Eliseo è «pronto a spingersi fino all’autonomia» della Corsica. Un processo che però verrebbe «logicamente avviato durante il secondo mandato del Presidente», cioè dopo le elezioni del 10 aprile 2022, se Macron venisse rieletto. L’annuncio punta a calmare la rabbia dei manifestanti, dal momento che solo domenica scorsa 102 persone sono rimaste ferite nelle proteste di piazza. «Dovremo discuterne, vedere quale calendario si può stilare – ha aggiunto Darmanin in un’intervista a Bfm Tv – le discussioni saranno per forza lunghe, difficili. Il futuro dei corsi è in pieno nella Repubblica francese».

Le reazioni corse – Le reazioni delle principali istituzioni corse sono state positive. Il presidente della Regione Gilles Simeoni, di stampo autonomista, ha commentato: «Sono parole importanti, che aprono una prospettiva, ma sono parole alle quali adesso bisogna dare un seguito e una concretizzazione». Parole analoghe da parte del sindaco di Ajaccio Laurent Marcangeli, che ha proposto un’apertura del dibattito all’intera comunità, anche attraverso un possibile referendum. Di tutt’altro avviso le reazioni del Fronte di Liberazione Nazionale, che minaccia di riprendere la lotta armata. In un comunicato stampa inviato a Corse Matin il movimento indipendentista ha fatto sapere, in relazione alle proteste di piazza, anche studentesche degli ultimi giorni: «Se lo Stato resta ancora sordo, allora non ci può essere sacrificio della gioventù che non porti ad una reazione proporzionata da parte nostra».

I candidati francesi – Non hanno tardato le reazioni degli avversari di Macron alle presidenziali. Marine Le Pen, la leader di Rassemblement National, ha twittato: «Passare dall’omicidio di un prefetto alla promessa di autonomia, ci può essere un messaggio più catastrofico?», aggiungendo di «rifiutare che il cinico clientelismo di Emmanuel Macron spezzi l’integrità del territorio francese». Mentre per Éric Zemmour di Reconquête si tratta di «una bassa manovra elettoralista». Secondo Valérie Pécresse, della destra Républicains, invece, Macron «cede alla violenza». La socialista Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, ha denunciato «una volontà di scavalcare le presidenziali con un ministro dell’Interno che ci spiega l’avvio di un processo lungo di autonomia».