L’Fbi si smarca dall’ultimo diktat di Elon Musk. Dopo che il 22 febbraio circa 2,3 milioni di dipendenti federali hanno ricevuto un’email dall’Ufficio di gestione del personale che ora viene controllato dal dipartimento Doge guidato dall’imprenditore, con la richiesta di documentare le proprie attività dell’ultima settimana. Il nuovo direttore dell’Fbi, Kash Patel, ha però ordinato ai suoi dipendenti di non rispondere alla comunicazione in attesa di ulteriori istruzioni.

«Cosa hai fatto la scorsa settimana?» – L’email, con oggetto «Cosa hai fatto la scorsa settimana?», chiedeva ai dipendenti di inviare una risposta con cinque punti riassuntivi delle attività svolte, mettendo in copia il proprio superiore. La richiesta era stata anticipata dallo stesso Musk con un post su X, nel quale aveva avvisato che la mancata replica entro la mezzanotte del 24 febbraio sarebbe stata considerata come una lettera di dimissioni, lasciando quindi un margine di poco più di 48 ore di tempo per rispondere. Nell’email inviata alcune ore dopo rispetto al post su X, però, la minaccia delle dimissioni forzate per chi non avesse obbedito non era stata riportata.

Il caos tra le agenzie federali – Kash Patel, yes man e trumpiano di ferro, fortemente voluto da The Donald alla guida dell’Fbi si è opposto alla richiesta di Musk: «Quando e se fossero necessarie ulteriori informazioni, coordineremo la risposta – ha spiegato il direttore dell’Fbi – per il momento, per favore, sospendete ogni risposta». La direttiva ha scatenato un’ondata di proteste e confusione in tutta la burocrazia federale. Oltre all’Fbi, anche altre istituzioni si sono ribellate alla richiesta. Il Dipartimento di Stato ha chiarito che i dipendenti non sono obbligati a rispondere al di fuori della catena di comando ministeriale. Il Dipartimento di Giustizia ha messo in guardia i suoi funzionari, ricordando che diffondere informazioni riservate potrebbe violare la legge federale. Anche il leader sindacale Everett Kelley, presidente dell’American Federation of Government Employees, ha promesso battaglia, annunciando che il sindacato contesterà qualsiasi licenziamento illegittimo derivante dall’ordine di Musk. I sindacati e diversi esperti legali ritengono infatti che l’Ufficio del personale non abbia l’autorità per imporre una richiesta del genere. Molti impiegati hanno preferito non rispondere fino a nuove indicazioni dai loro superiori, mentre altri si sono rivolti a legali per capire come comportarsi. La misura ha destato particolare allarme tra i lavoratori delle agenzie che si occupano di dati sensibili, come l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente, la Food and Drug Administration e l’agenzia sanitaria pubblica. Molti dei dipendenti di quest’ultima infatti non sono autorizzati a rivelare il contenuto del proprio lavoro.

L’ombra dei tagli e la strategia di Musk – L’iniziativa, fortemente voluta da Musk, rientra nel piano di revisione della pubblica amministrazione e di razionalizzazione dei costi, che il presidente statunitense Donald Trump ha affidato al miliardario attraverso il controllo del Doge, il Dipartimento per l’efficienza del governo. Nelle ultime settimane l’approccio della triade (Doge, Musk e amministrazione Trump) ha già portato a migliaia di licenziamenti in agenzie chiave come l’Irs (equivalente dell’Agenzia delle Entrate), l’Faa (ente per l’aviazione civile) e l’Usaid (agenzia per gli aiuti internazionali), ormai quasi del tutto smantellata. L’ultimatum sul licenziamento trasmesso via mail, riporta alla memoria la strategia adottata da Musk dopo l’acquisizione di Twitter, quando chiese ai dipendenti di firmare un impegno alla «massima produttività», pena il licenziamento. Mentre su Twitter però Musk aveva il pieno controllo della società, nel governo federale non ha un’autorità diretta su assunzioni e licenziamenti che, come ha chiarito la Casa Bianca, restano in mano ai singoli dipartimenti. Trump, sul suo social Truth, ha invece lodato il lavoro di Musk invitandolo a essere «ancora più aggressivo».

«Basta un’email di cinque minuti» – Musk ha difeso l’iniziativa dalle molte critiche ricevute con un post su X: «Per essere chiari, l’asticella qui è molto bassa: basta un’email con alcuni punti che abbiano senso. Ci vogliono meno di cinque minuti per scriverla». Ha anche aggiunto che molte risposte erano già arrivate e che quei dipendenti avrebbero probabilmente meritato «una promozione».