Dopo due settimane di trattative, si è conclusa nel weekend la Cop29 di Baku. Nonostante sia la più importante conferenza annuale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, quest’anno le aspettative non erano alte. Si può dire che le previsioni siano state confermate, in quanto l’accordo sui nuovi impegni condivisi ha lasciato insoddisfatti la maggior parte dei Paesi del sud del mondo. Quest’anno il concordato riguardava principalmente la finanza climatica: il sostegno economico con cui i Paesi più sviluppati, principali responsabili del riscaldamento globale, aiutano i Paesi meno sviluppati a sostenere la decarbonizzazione. La trattativa ha stabilito il target di 300 miliardi all’anno fino al 2035. Obiettivo ben diverso dai 500 miliardi richiesti dai Paesi in via di sviluppo e ancor di più dai 1.300 miliardi che ancora si spera di raggiungere entro il 2035, ma pur sempre un passo avanti rispetto ai 100 miliardi stabiliti durante la Cop15 di Copenaghen nel 2009.
Le resistenze – Fin dal principio ci si aspettava un negoziato difficile, anche per il fatto che il Paese ospitante fosse l’Azerbaijan, ovvero uno dei principali esportatori di petrolio e gas naturale. Così è stato. I Paesi esportatori di idrocarburi come l’Arabia Saudita si sono ripetutamente opposti al passaggio che riguardava il graduale allontanamento dai combustibili fossili nei sistemi energetici. Inoltre, il Guardian riferisce che il delegato saudita Basel Alsubaity è stato accusato di avere modificato di nascosto un documento ufficiale del negoziato.
I Paesi (non) sviluppati – Grandi contestazioni sono arrivate dai Paesi occidentali per quanto riguarda l’elenco dei Paesi sviluppati. Questo infatti non è stato più aggiornato dal 1992 ed esclude alcuni Paesi importanti come Cina, Singapore e Paesi del Golfo. Per loro i contributi rimangono “volontari”. La Cina infatti si è opposta con forza alla creazione di una nuova lista, nonostante sia il Paese che produce più emissioni annue nel mondo, come descritto dai numeri raccolti dall’ente di ricerca Global Carbon Project.
Le reazioni – «L’importo che si è inteso mobilitare è abissalmente misero. È una somma irrisoria», ha detto il funzionario indiano Chandni Raina. Il direttore del centro studi Power Shift Africa, Mohamed Adow, ha rincarato: «Questo summit è stato un disastro per il mondo in via di sviluppo. È un fallimento per la popolazione e per il pianeta da parte dei paesi ricchi che sostengono di prendere sul serio il cambiamento climatico». Diverse nei toni le reazioni dell’Occidente: «Oggi alla Cop29, grazie in parte agli sforzi instancabili di una forte delegazione americana, il mondo ha raggiunto un accordo storico», ha affermato Joe Biden. «Inizia con questa Cop29 una nuova era per la finanza climatica», ha dichiarato il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra.