Li chiamano “Swing States” ed è proprio in questi Stati “in bilico” che il 5 novembre si giocheranno le sorti delle elezioni presidenziali americane. Insieme raccolgono 93 grandi elettori, che saranno cruciali per spostare l’ago della bilancia dall’uno all’altra candidata. Il sistema elettorale statunitense è infatti un sistema indiretto. Ogni Stato ha disposizione un numero di grandi elettori che varia a seconda della densità della popolazione del territorio. Esprimendo la propria preferenza, gli americani non votano direttamente per il candidato ma per i grandi elettori, che successivamente in collegio elettorale voteranno per il presidente. Nella maggior parte degli Stati i sondaggi indicano delle preferenze nette per l’uno o l’altro candidato. Lo stesso non si può dire per Arizona, Nevada, Winsconsin, Michigan, Pennsylvania, Carolina del Nord, Georgia. Sette Stati dove i sondaggi presentano distacchi millesimali tra democratici e repubblicani, dove non è possibile predire nulla e dove chiaramente sono state investite la gran parte delle risorse per le campagne elettorali dei due candidati.

Gli Stati in bilico – Cosa fa traballare uno Stato? Analizzando ognuno di questi territori da un punto di vista sociale, economico, industriale e geografico, è possibile comprendere la natura di queste spaccature.

  • L’Arizona, che nelle scorse elezioni ha visto vincere i democratici con un distacco di appena 0.4%, confina per 600 chilometri con il Messico. Il 3.5% della popolazione è composta da immigrati clandestini e ciò la rende teatro di grandi tensioni sociali. Gli ultimi sondaggi indicano un vantaggio per il candidato repubblicano Donald Trump, ma di soli 1.91 punti percentuali.
  • Nel 2020, anche il Nevada si è tinto di blu: Trump è stato scavalcato da Biden con un margine del 2.4%. Tuttavia, ad oggi rappresenta lo Stato in cui la ripresa dal Covid è stata più difficile. La disoccupazione alle stelle e un generale pessimismo economico hanno portato nella popolazione un malessere diffuso. Su questo malcontento Trump spera di fare leva, raccogliendo i voti dei conservatori. Allo stesso tempo, la candidata dem Kamala Harris punta sul voto della comunità latino americana e delle altre minoranze etniche, fortemente presenti nel territorio. Dagli ultimi sondaggi i repubblicani superano i democratici di 0.17 punti percentuali, una distanza pressoché inesistente.
  • Il Wisconsin presenta 10 grandi elettori e da sempre è considerato lo Stato degli indecisi e degli indipendenti. Tra il 26% e il 37% degli elettori dichiarano di fare parte di questa categoria. Le elezioni del 2020 avevano portato alla vincita dei democratici ma con un margine di 0.63%. Secondo gli ultimi sondaggi, Harris è in vantaggio di 1.09 punti percentuali.
  • Il Michigan, che alle scorse presidenziali ha visto la vittoria di Biden con un margine del 2.8% (e quindi superiore agli altri Stati), presenta la più ampia comunità araba e mussulmana degli Stati Uniti. La guerra che si sta consumando in Medio Oriente ha allontanato molti di loro dai Dem: in 100.000 non si sono presentati alle primarie. I sondaggi danno ancora un vantaggio a Harris, sebbene debolissimo (0.85%).
  • La Pennsylvania, con 19 grandi elettori rappresenta lo “Swing State” con più peso nelle elezioni presidenziali e anche quello più incerto (0.3% di distacco dagli ultimi sondaggi). Le scorse presidenziali avevano visto vincere i democratici con un margine del 1.2%. Ad oggi lo Stato soffre di una fortissima inflazione e allo stesso tempo di una grande rigidità nei salari. È il secondo Stato dopo il Texas per produzione di gas naturale e quindi presenta un ampio settore manifatturiero, ad oggi messo in crisi dalla disoccupazione in aumento.
  • La Carolina del Nord è stato incluso da poco negli Stati in bilico, da sempre infatti la vittoria dei rossi è stata data per scontata. Tuttavia, grazie all’ingresso di popolazione progressista proveniente dal nord est del Paese, ha visto crescere la sua diversità sociale e politica. Trump sembra avere ancora un vantaggio su Harris, ma di soli 0.74 punti percentuali.
  • Infine la Georgia, con i sui 10.7 milioni di abitanti presenta al collegio 16 grandi elettori. Le scorse elezioni si è rivelata democratica (sebbene con un margine piccolissimo di 0.23%), tuttavia Trump sta cercando di collezionare i voti della popolazione afroamericana delusa dagli avversari dem. In questo Stato la popolazione afroamericana rappresenta un terzo dell’intera popolazione. Harris sembra ancora essere in vantaggio, ma di soli 1.37 punti percentuali.

I possibili scenari – Il quadro attuale mostra Harris appoggiata da 226 grandi elettori, contro i 219 di Trump. Gli scenari possibili che si aprono sono molteplici. Quello più tradizionale vede Trump aggiudicarsi tutti gli Stati del sud e Harris quelli del nord: in tal caso Harris riuscirebbe a vincere accaparrandosi appena 270 elettori. Un secondo scenario non così improbabile vede Trump vincere in tutti i sette Stati: ottenendo a quel punto ben 312 grandi elettori contro i 226 di Harris. Per portare Trump alla Casa Bianca basterebbe anche che perdesse Michigan e Pennsylvania, conquistando però gli altri cinque Stati: ciò lo porterebbe alla vincita con 272 voti elettorali. Un quarto possibile scenario vede invece Harris perdere in Pennsylvania ma vincere in Wisconsin, Michigan e Georgia, ottenendo così i voti di 273 grandi elettori. Ognuno di questi scenari ad oggi non può essere considerato più probabile dell’altro e se ne potrebbero delineare ancora, generando tutte le possibili combinazioni.