La luna di miele tra il presidente americano Donald Trump e quello russo Vladimir Putin potrebbe finire in fretta. Da una parte infatti il tycoon ha promesso sanzioni devastanti se Mosca non accetta la proposta di tregua di 30 giorni approvata insieme a Kiev in Arabia Saudita, dall’altra il leader del Cremlino è andato di persona nel Kursk con la divisa militare per far visita ai soldati russi che sono ora pronti a riprendersi la regione. Quello che potrebbe salvare i rapporti tra Washington e il Cremlino è l’annuncio, arrivato da parte del consigliere russo per la politica estera Yuri Ushakov, che ha fatto sapere che Putin potrebbe rispondere nelle prossime ore alla proposta di tregua.

Trump vs Putin – «Speriamo in un cessate il fuoco dalla Russia. In caso contrario, ci sono cose non piacevoli che si possono fare da un punto di vista finanziario. E posso farle: le conseguenze per Mosca sarebbero devastanti». Le parole pronunciate da Donald Trump ai giornalisti durante l’incontro con il premier irlandese Michaèl Martin sono suonate come un vero e proprio ultimatum nei confronti di Putin. Il tycoon punta a trovare un accordo tra Russia e Ucraina nel più breve tempo possibile, per sbloccare anche la questione delle terre rare. Mosca ha fatto sapere di aver innanzitutto presentato agli Usa un elenco di richieste per raggiungere un accordo che ponga fine alla guerra e ripristini le relazioni con Washington. Condizioni che non sono note nei dettagli, a cui sono seguite dichiarazioni contrastanti. Il portavoce Dmitrij Peskov ha invitato a «non correre troppo» e si è limitato a dire di «essere in attesa dei dettagli sulla proposta di tregua». La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha ribadito invece che Mosca ritiene «assolutamente inaccettabile» un eventuale dispiegamento di “peacekeeper” europei in Ucraina sostenendo che questo significherebbe, per il governo russo, «il coinvolgimento di questi paesi in un conflitto fisico diretto» con la Russia. Nel frattempo, nella mattina di oggi 13 marzo, è atterrato all’aeroporto di Mosca Steve Witkoff, l’inviato della Casa Bianca che avrà il compito di capire le reali intenzioni di Mosca circa lo stop alla guerra.

La tregua – A Gedda (Arabia Saudita) si è tenuto lo scorso 11 marzo un primo confronto tra i funzionari americani e quelli ucraini per arrivare a un cessate il fuoco temporaneo e a una futura pace duratura nella regione. I colloqui sono stati positivi: Kiev ha accettato la proposta americana di un cessate il fuoco per 30 giorni e ha ottenuto un semaforo verde per la ripresa delle forniture d’armi e dello scambio di informazioni con l’intelligence.

Il Kursk torna russo – «Dobbiamo salvare il numero massimo di vite dei nostri soldati». Le parole pronunciate dal presidente ucraino Zelensky sono sembrate una sorta di resa da parte di Kiev nel Kursk. La regione russa, occupata dagli ucraini lo scorso 6 di agosto con una controffensiva, è oggi circondata dalle forze armate di Mosca, che sembrano pronte a riprendersela. L’estate scorsa gli ucraini occupavano 1200 chilometri quadrati dell’area: ora solo 400. Questa rapida ritirata ha fatto pensare, senza però alcun conferma ufficiale, a un dietrofront deciso sui tavoli di Gedda, con l’obiettivo di arrivare alla pace nel più breve tempo possibile ed evitare ai soldati ucraini un inutile bagno di sangue. Solo lo scorso 24 febbraio Zelensky sosteneva infatti ancora l’importanza della presenza ucraina nel Kursk: «Quel lembo di terra russo darà l’opportunità di uno scambio con i territori ucraini ai negoziati finali».