Ottobre 1962. 60 anni fa, Stati Uniti e Unione Sovietica furono a un passo da un conflitto nucleare su larga scala. Il contesto era quello della Guerra Fredda. Il motivo scatenante: la presenza di missili nucleari sovietici a Cuba. Il presidente americano John Fitzgerald Kennedy fu informato con ben 928 fotografie scattate per dimostrare la costruzione di una base missilistica sovietica sull’isola. Seguirono 13 giorni di tensione politica e militare.
L’inizio degli eventi – La vittoria di Fidel Castro a Cuba nel 1959 aveva reso l’isola molto vicina all’Unione Sovietica. Per l’amministrazione americana era inaccettabile. Il presidente Kennedy cercò di sovvertire il regime di Castro con l’invasione nella Baia dei Porci, ma fallì. Un incontro segreto tra Castro e Nikita Kruscev, leader del Partito Comunista, si concluse con l’accordo di posizionare missili nucleari a Cuba. Per Castro, i missili sovietici avrebbero scoraggiato una futura invasione statunitense. Per Kruscev, avrebbero riequilibrato la situazione di inferiorità nel confronto nucleare con i rivali americani. Gli Usa avevano missili schierati in Italia e in Turchia, molto vicini ai territori dell’Unione Sovietica. Il leader comunista era convinto che gli Stati Uniti si sarebbero dovuti adattare alla situazione.
La svolta – Il 22 ottobre Kennedy, per impedire la consegna di altri missili a Fidel Castro, schierò un blocco navale davanti l’isola. Il momento più delicato arrivò quattro giorni dopo. Il 26 ottobre, un sottomarino sovietico stava navigando davanti al blocco, gli Stati Uniti lo intercettarono lanciando bombe da esercitazione. Il capitano del sottomarino suppose che la guerra fosse cominciata e ordinò che venisse lanciato un missile nucleare. A fermarlo fu il suo secondo, Vasili Arkhipov, che lo convinse ad emergere senza sparare. Il direttore dell’archivio di stato americano scrisse nel 2002, quando l’episodio fu rivelato al pubblico: «Un tizio di nome Vasili Arkhipov ha salvato il mondo».

Nikita Kruscev e John Kennedy. (www.michaeldobbsbooks.com)

La risoluzione – La crisi si rivelò delicata anche per via delle difficoltà comunicative. Mancavano canali di comunicazione ufficiali tra Kennedy e Kruscev e bisognava valutare l’affidabilità di ogni messaggio. Le prime richieste dell’Urss in cambio del ritiro dei missili sembravano prevedere solo una promessa degli Stati Uniti a non invadere Cuba, ma in una seguente lettera Kruscev chiese anche lo smantellamento delle basi missilistiche americane in Italia e in Turchia. La richiesta fu accolta da Kennedy, anche perché il Pentagono aveva già avvertito il presidente che i missili in Italia e in Turchia erano «obsoleti e non aggiungevano nulla alla sicurezza americana». Il 28 ottobre Kruscev annunciò lo smantellamento dei missili da Cuba sotto la supervisione delle Nazioni Unite. In cambio gli Stati Uniti disattivarono i missili in Italia e in Turchia e dichiararono che non avrebbero più invaso Cuba.

La guerra oggi – In questi giorni si è tornato a parlare di guerra nucleare. La Russia sta conducendo diverse esercitazioni di lancio di missili in grado di trasportare cariche nucleari. «Solo un’esercitazione», ha dichiarato il ministro della Difesa russo Serghej Shojgu. Ma i missili cadono dopo otto mesi di offensiva russa in Ucraina. 60 anni fa, al di là del fortunato evento che vide protagonista Vasili Arkhipov, Kennedy e Kruscev decisero le loro mosse cercando di salvare la pace. La ricorrenza della crisi di Cuba può essere importante per ricordare non solo come si arrivò sull’orlo del conflitto atomico, ma soprattutto come lo si evitò.