L’ordine di Washington è che le famiglie dei diplomatici Usa lascino Kiev. Agli americani è anche sconsigliato di andare in Russia. Dopo poche ore Londra prende una decisione analoga per i membri dell’ambasciata britannica in Ucraina, che resterà aperta solo per sbrigare gli affari essenziali. L’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri Josep Borrell getta acqua sul fuoco: «A meno che il segretario di Stato statunitense Antony Blinken non abbia da dirci qualcosa di importante, l’Unione Europea non ha in programma nessuna evacuazione del personale delle ambasciate dall’Ucraina». La mossa degli Stati Uniti non è piaciuta alla diplomazia ucraina: «Noi consideriamo questa misura presa degli americani come prematura ed eccessiva», dichiara il portavoce del ministro degli Esteri Oleg Nikolenko. Intanto la Nato comunica in una nota che è in corso l’invio di navi e velivoli da caccia in Europa dell’Est per aumentare la capacita di «deterrenza e difesa» nei confronti del pericolo russo.
Niente sanzioni oggi – Nonostante la differenza di vedute sulla permanenza nelle ambasciate, Borrell dichiara l’unità di intenti tra Europa e paesi anglosassoni su altre questioni cruciali: «Sulle sanzioni [alla Russia ndr] vogliamo agire in forte coordinamento con i nostri partner: gli Usa, il Canada e il Regno Unito», spiega l’Alto rappresentante, che però rivela: «Nulla di concreto verrà approvato oggi».
Le reazioni in Europa – Secondo fonti interne al Parlamento Europeo, sette eurodeputati delle commissioni Esteri e Difesa partiranno per una missione di “monitoraggio” della situazione ucraina il 30 gennaio. Il 24 gennaio la Bild tedesca riporta alcune dichiarazioni del sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, critico nei confronti di Berlino: «Questa è omissione di soccorso e tradimento degli amici in una situazione drammatica, nella quale il nostro paese viene minacciato dalle truppe russe. Con chi sta il governo tedesco?». L’accusa esplicita è quella di preferire gli interessi economici interni alla stabilità dell’area. A stretto giro, il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz chiarisce la posizione di Berlino: «La Russia dovrebbe pagare un prezzo alto in caso di aggressione» rivela a Sueddeutsche Zeitung e sulla questione del gasdotto North Stream 2 ammette: «Nessuno può illuderci che questo non abbia conseguenze per noi». Posizione ribadita dal suo ministro degli Esteri, Annalena Baerbock: «il dialogo con Mosca sia disteso, ma il nostro è un chiaro sostegno all’Ucraina. Ci saranno risposte europee dopo ogni forma di aggressione da parte del governo russo». Dalla Lituania si levano richieste di sanzioni aspre per Mosca. Così il primo ministro Gabrielius Landsbergis: «Affinché siano davvero un deterrente, devono essere insostenibili». Condannano la guerra come «una disgrazia» i vescovi polacchi. Nel frattempo, a causa delle tensioni geopolitiche il prezzo del gas in Europa è aumentato: +5,4% ad Amsterdam e +5,9% a Londra.
La vicenda – È da dicembre che Mosca sta ammassando soldati e armamenti sul confine ucraino, dove si contano circa 100mila militari russi. Secondo i servizi segreti di Kiev questo è il preludio di un’invasione, negata a più riprese da Vladimir Putin. Nella scorsa settimana, alcune ambiguità di Washington poi rettificate hanno rischiato di peggiorare la situazione, facendo presagire un mancato supporto degli Stati Uniti in caso di attacchi minori. Tuttavia gli Usa hanno in seguito confermato che ci saranno «sanzioni economiche e altre misure» per contrattaccare nel caso Mosca decidesse di oltrepassare il confine ucraino con le proprie truppe.