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Striscione dei rifugiati della “Jungle” a Calais

Barriere sfondate, tende abbattute, feriti anche tra i bambini. Riprende lo sgombero della parte sud del campo profughi di Calais, la cosiddetta “Jungle”, dopo che il 29 febbraio si sono susseguiti scontri tra i rifugiati e la polizia antisommossa. La giornata era cominciata con l’arrivo di circa duecento agenti a protezione degli operai incaricati di smantellare tende e capanne che proteggono i rifugiati da freddo e pioggia. Di qui il rifiuto degli abitanti della “Jungle” e l’uso dei gas lacrimogeni da parte della polizia, con i profughi che temono di dover lasciare la tendopoli ed essere trasferiti in centri di accoglienza o container riscaldati, per poi essere identificati dalle autorità.

Alle 17 del 29 febbraio le autorità francesi hanno deciso di sospendere lo sgombero, ma gli scontri sono proseguiti nella nottata. Un primo bilancio parla di circa trenta feriti in totale, tra cui anche bambini, e di quattro persone fermate. Le centinaia di siriani, curdi, iracheni e afghani della “Jungle” non vogliono che le proprie impronte digitali vengano prese in Francia, perché sarebbero costretti a restare al di qua della Manica. La volontà dei rifugiati è di arrivare in Gran Bretagna. Nei mesi scorsi sono stati diversi i tentativi di attraversare l’Eurotunnel saltando a bordo dei camion e dei treni o, addirittura, a piedi. La polizia francese ha costantemente bloccato chi cercava di arrivare nel Regno Unito.

Ma c’è un altro fronte caldo per quanto riguarda la questione migranti, ed è il confine tra Grecia e Macedonia. Oltre 7mila profughi giunti dal Medio Oriente sono da tempo in attesa di poter passare la frontiera e proseguire il loro viaggio lungo la rotta balcanica. Anche qui il 29 febbraio è stata giornata di scontri: alcune centinaia di migranti hanno assaltato e sfondato un tratto di recinzione di filo spinato, con la polizia macedone che ha reagito con gas lacrimogeni. Tensione anche in questo angolo d’Europa quindi, una situazione di stallo che esaspera gli animi e crea situazioni di scontro con le forze dell’ordine.

I migranti bloccati al confine tra Grecia e Macedonia tentano di sfondare il cordone della polizia

I migranti bloccati al confine tra Grecia e Macedonia tentano di sfondare il cordone della polizia

Ed è anche emergenza umanitaria: le condizioni igieniche e sanitarie sono estremamente drammatiche e scarseggia anche il cibo. Sono ormai migliaia i migranti accampati a Idomeni, l’ultimo avamposto di confine in territorio greco. Le autorità macedoni autorizzano l’ingresso nel Paese con il contagocce. Un provvedimento analogo a quelli presi dagli altri Paesi della rotta balcanica che stanno limitando gli ingressi: Austria in primis, poi Slovenia, Croazia e Serbia.

 

 

Matteo Furcas