corbyn-garryknight-flickrPer festeggiare la vittoria alle primarie del partito laburista, Jeremy Corbyn ha scelto la sede di Momentum, un movimento giovanile nato meno di un anno fa, che ha appoggiato il leader uscente alle elezioni dello scorso 24 settembre. Il capo del “governo ombra” del Regno Unito ha ottenuto una percentuale di voti più alta di quando venne scelto per la prima volta nel 2015. Ma una parte del Labour si oppone alla sua linea politica, in particolare al suo favore per la spesa pubblica.

Il 67enne Corbyn, secondo una storia raccontata sulla stampa britannica, ha divorziato dalla moglie perché contrario alla decisione della compagna di mandare il figlio alla scuola privata. I sostenitori dell’ex Primo ministro Tony Blair sono più moderati. Dopo la vittoria del fronte favorevole all’uscita dall’Unione europea al referendum dello scorso 23 giugno, 20 ministri del governo ombra hanno rassegnato le dimissioni e i centristi di Blair hanno sfiduciato Corbyn. L’accusa nei suoi confronti era di scarsa determinazione nella campagna per rimanere nell’Ue.

Il capo dei laburisti non è noto per le sue posizioni europeiste e ha più volte affermato la sua contrarietà alla riduzione del debito pubblico voluta dall’Unione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale in Grecia.

Anche in altri Stati del continente il dibattito sulle politiche di taglio della spesa decise nelle istituzioni europee mette in difficoltà il consenso dei partiti socialisti e socialdemocratici. Allo stesso tempo, però, le forze populiste che in molti Paesi d’Europa stanno ottenendo notevoli risultati elettorali, stanno spingendo le tante anime di sinistra a unirsi. È questo il caso di Alternativa per la Germania, un partito euroscettico e xenofobo, che spaventa i concorrenti nel Paese.

Nelle recenti elezioni regionali a Berlino i Verdi e la più radicale Linke sono risultati la terza e la quarta forza: i socialdemocratici, in calo nella capitale, stanno decidendo in questi giorni se superare o meno le tradizionali differenze di programma con queste formazioni e creare una coalizione.

In Spagna i socialisti guidati da Pedro Sanchez sono arrivati a poca distanza dai popolari di Mariano Rajoy, vincitori, nelle elezioni dello scorso 26 giugno. Ma nel voto regionale in Galizia sono stati superati da Podemos, nato due anni fa dal movimento anti austerità degli Indignados, con cui Sanchez non riesce a trovare un accordo per la formazione del governo, impossibile dal dicembre 2015. Anche in Francia il presidente Francois Hollande ha una popolarità molto bassa: il sindacato Cgt e le formazioni di sinistra estrema protestano contro la legge El Khomri, che riforma il mercato del lavoro, accusata di delegare alle aziende troppe decisioni sulla regolamentazione dell’attività del dipendente.

Livia Liberatore