Matteo Renzi con Barack Obama in un'immagine del 2014

Matteo Renzi con Barack Obama in un’immagine del 2014

“Darei il mio voto a Hillary Clinton perché penso che Trump sia un problema per l’America”, Matteo Renzi dixit. Non dopo, ma prima del voto, esattamente lo scorso 22 ottobre intervenendo a un incontro sul referendum a Trapani. Dopo l’esito del voto americano, invece, il premier ha alleggerito i toni e mandato un messaggio di distensione nel corso del “Matteo risponde”, la rubrica che intrattiene con i suoi elettori sul suo profilo Facebook: “A nome dell’Italia mi congratulo con Trump e gli auguro buon lavoro convinto che l’amicizia con gli Usa resti forte e solida”.

Il primo ministro, pur ammettendo che non si sarebbe mai aspettato una vittoria del tycoon, ha detto di avere rispetto per Trump e preannunciato la volontà di collaborare con lui. Niente collegamenti con Brexit e referendum costituzionale, però: “c’è una netta differenza tra le presidenziali e il referendum. E soprattutto- ha aggiunto Renzi – sono Paesi diversi”. Su Twitter il presidente del Consiglio non ha commentato direttamente la vittoria di Trump, limitandosi ad elogiare le parole di Obama, pronunciate ieri dopo il risultato elettorale: “Un grande esempio di democrazia, un grande discorso di un leader che ha segnato la storia”.

 

Dichiarazioni istituzionali a parte, per Renzi la vittoria di Trump è di fatto una sconfitta. Più volte nei mesi di campagna elettorale il leader del Pd, in questo supportato da tutto il suo partito, si era schierato a favore di Hillary. A metà ottobre, quando ha partecipato alla cena di stato in onore dell’Italia a Washington, il premier aveva preso contatti con lo staff di quella che, nei suoi auspici, sarebbe dovuta essere la futura presidenza degli Stati Uniti. Lo aveva fatto con un pranzo organizzato con alcuni interlocutori vicini alla Clinton. E un mese prima lo stesso Renzi aveva partecipato a un dibattito con Bill Clinton. “Ti aspetto come first husband al G7 del prossimo anno in Italia”, gli aveva detto.

Tra le reazioni italiane al trionfo di Trump c’è anche quella del ministro della Difesa Roberta Pinotti, che in un’intervista al Corriere della Sera sostiene che dall’esito del voto può scaturire un’opportunità per l’Europa: “L’approccio di Trump, contrario a spendere per il sistema di difesa dell’Europa, può aiutare a superare lo scetticismo che molti Stati mostrano rispetto a una strategia comune di rafforzamento della difesa”. Il ministro si è mostrata ottimista sul fatto che l’elezione del repubblicano non incrinerà i rapporti tra Usa e Italia, evidenziando che nel suo primo discorso da presidente “le parole di Trump hanno perso molta aggressività”.

Sulla stessa linea del ministro Pinotti anche altri esponenti del governo come Gentiloni, Delrio e Alfano. Scettico l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “le preoccupazioni rimangono e resta l’imperativo della riflessione su questo risultato”, ha detto a Radio Anch’io. Prudente anche il Vaticano, che per bocca del segretario di Stato Pietro Parolin ha detto: “Vedremo le scelte”.