La nuova centralità di Teheran, la difficile diplomazia in Russia e la continuità con Trump sul braccio di ferro Usa-Cina: con il passaggio di consegne alla Casa Bianca e il giuramento del neopresidente degli Stati Uniti Joe Biden, anche lo scacchiere geopolitico internazionale si appresta a fare la sua mossa. Una nuova leadership può modificare gli assetti economici e i rapporti internazionali tra potenze: Paesi amici possono diventare nemici, e viceversa. E i social sono già protagonisti.

Medio Oriente – L’opportunità di appianare i vecchi dissidi sembra non essere sfuggita al presidente iraniano Hassan Rohani, che da Teheran commenta ottimista «La fine del Governo malevolo di una persona che negli ultimi quattro anni della sua presidenza ha portato corruzione, oppressione e problemi per il suo popolo e per le nazioni del mondo». Per Biden, la sfida è quella di riportare l’Iran a rispettare i trattati sul nucleare stipulati dall’amministrazione Obama nel 2015 e che Trump aveva cancellato: un obbiettivo diplomatico certo non facile ma che, a detta della nuova portavoce alla Casa Bianca Jen Psaki, «Sarà parte delle prime consultazioni del neopresidente americano con gli alleati».

Gli amici di Trump – Il cambio di guida alla Casa Bianca però non è stato accolto da tutti con un sospiro di sollievo. Il presidente russo Vladimir Putin, i cui rapporti con Trump e la sua elezione sono stati oggetto di molte indagini, ha fatto sapere tramite un portavoce di non avere in agenda alcun appuntamento telefonico con il neopresidente Biden. Dal Cremlino non è comunque mancata una stoccata relativa alle tensioni nazionali che la nuova amministrazione dovrà fronteggiare: «In questo momento gli Stati Uniti sono alle prese con numerosi problemi di ordine interno e si stanno, appunto, concentrando su quelli». Più diplomatico il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, congratulatosi via Twitter con il presidente eletto già lo scorso dicembre. Per gli analisti le quattro priorità dell’agenda Biden, Covid, economia, giustizia razziale e cambiamento climatico saranno anche l’asse portante delle relazioni tra Usa e America latina.

Pechino – Ben più complicato pare essere il futuro dei rapporti diplomatici con l’altra superpotenza mondiale, la Cina: la guerra commerciale a colpi di dazi sembra essere lontana dalla conclusione. Il nuovo segretario di Stato Usa Anthony Blinken ha confermato la linea dura nei rapporti con Pechino dichiarando in Senato che «Sulla Cina, Donald Trump ha avuto spesso ragione». Anche Blinken, così come il segretario uscente Mike Pompeo, non ha usato mezzi termini, accusando pubblicamente Pechino di “genocidio” nei confronti della minoranza musulmana degli Uiguri nella regione dello Xinjiang. Il primo richiamo alla potenza asiatica sulla vicenda Uiguri arriva però da Twitter: il social network ha bloccato l’account ufficiale dell’ambasciata cinese a Washington a seguito di un post sulle donne uigure pubblicato lo scorso 7 gennaio. Sul profilo dell’ambasciata, ancora visibile dagli utenti ma non modificabile dai proprietari, era stato pubblicato un post (ora oscurato) che lodava l’intervento educativo dello Stato cinese nello Xinjiang, capace di «sradicare l’estremismo islamico» e dare «più autonomia alle donne uigure, un tempo considerate solo macchine per fare bambini»: per Twitter il messaggio viola le regole del social contro la “disumanizzazione”, e nega ogni responsabilità cinese sulla brutale repressione della libertà di culto in atto nella regione.