Un attacco preciso, coordinato, ideologicamente mirato. Che ha colpito i simboli più alti di un’America ormai illusa, a quasi 12 anni dagli attentati alle Twin Towers, che i suoi nemici fossero stati finalmente sconfitti.
Partono dal tipo di esplosivo usato e dalle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza le indagini per capire la natura, ancora sconosciuta, dell’attacco di Boston. L’America comincia a chiedersi se sia stata colpita da terroristi stranieri, che i servizi di intelligence non sono riusciti a stanare, o piuttosto da nemici interni. Come i “white supremacist”, fanatici pro-armi, che credono nella supremazia della razza bianca. Nessuna ipotesi resta per ora esclusa.
Il primo pensiero va subito alla pista islamica. Poco dopo l’attentato, infatti, inizia a circolare la voce che sia stato arrestato un cittadino saudita. Era tra i feriti ed è stato fermato come possibile sospetto, ma non è stato formalmente arrestato né accusato. Gli esperti però sono scettici: le bombe usate in passato dagli uomini di Al Qaeda sono state sempre di potenza molto forte, non come quelle usate a Boston, di portata limitata. Finora, inoltre, il gruppo fondato da Osama Bin Laden ha sempre puntato su grandi operazioni, concentrate in luoghi molto simbolici, anche sul piano politico. Le cellule di Al-Qaeda potrebbero, però, aver cambiato tattiche e obiettivi: la pista fondamentalista non è esclusa, ma obbliga gli investigatori a tenere lo sguardo vigile anche su altre ipotesi.
L’altra pista, come detto, porta al terrorismo interno, ai gruppi estremisti americani. E qui i ricordi vanno alla strage di Oklahoma City o alle Olimpiadi di Atlanta. Il 15 aprile è un giorno simbolo negli Stati Uniti: è il “tax day”, entro cui bisogna consegnare la dichiarazione dei redditi. Una data odiata da quelle frange estremiste che criticano l’ingerenza del governo. Ma quest’anno il 15 aprile ha coinciso anche con il “Patriots Day”, festa dedicata ai patrioti, giorno in cui il Massachusstes celebra le prime guerre per l’indipendenza delle colonie americane dall’impero britannico. E l’attentato è avvenuto proprio nella città-simbolo del movimento: proprio da Boston partì la rivolta del “Tea Party” contro la dominazione inglese. Quest’anno poi l’ultimo miglio della gara era dedicato alle vittime della strage di Newton, che ha generato la campagna del Presidente Obama per limitare la vendita delle armi.
Al lavoro, a Boston, ci sono 800 agenti che lavorano sulla lista dei sospettati, controllano le immagini riprese dalle telecamere, analizzano l’esplosivo e riascoltano le intercettazioni telefoniche, in un primo momento considerate inutili. Per adesso dagli inquirenti non vengono elementi significativi, anzi le prime indiscrezioni parlano di reazioni forse affrettate. L’invito delle autorità è quello di non dare credito a ipotesi non ancora verificate.
Stefania Cicco