Torna lo spettro di un’escalation mondiale dopo il via libera del G7 di Hiroshima all’invio di aerei da caccia F16. Il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkove fa sapere che gli sforzi dell’Occidente sono inutili: «Le nostre capacità consentono di raggiungere indiscutibilmente ogni obiettivo dell’operazione militare speciale». La risposta è direttamente a Belgio, Danimarca, Grecia, Olanda e Portogallo, i Paesi che forniranno i caccia e a Francia e l’Italia che si sono offerte di occuparsi dell’addestramento dei piloti ucraini.

Mosca risponde – Ci vorrà del tempo prima che Kiev riceva i nuovi mezzi, ma la decisione del vertice è stato sufficiente per innescare l’ennesima reazione di Mosca. Anantolij Antonov, ambasciatore del Cremlino negli Stati Uniti, ha fatto notare che il trasferimento dei jet da combattimento all’Ucraina solleverebbe la questione del coinvolgimento dei Paesi del Patto Atlantico nel conflitto, perché «i caccia americani decolleranno dagli aeroporti della Nato». Dal canto suo, la Russia, starebbe preparando un nuovo gruppo di aviazione di attacco “d’élite”, con il nome in codice Shtorm. Lo fa sapere l’intelligence britannica nel suo bollettino quotidiano sulla guerra, precisando che «il mix di tipi di caccia suggerisce che il gruppo avrà un ruolo primario nelle missioni di attacco al suolo», e riportando che Mosca «mira ad attrarre piloti altamente qualificati e motivati offrendo grandi incentivi salariali e aprendo il reclutamento ad aviatori in pensione».

Zelenskij al G7 – Domenica 21 maggio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato al memoriale della pace di Hiroshima, paragonando la città giapponese, devastata dalla bomba atomica durante la seconda guerra mondiale, a Bakhmut. «Se non fosse per il coraggio, il genocidio russo avrebbe successo», ha dichiarato. Il paragone ha suscitato l’ironica polemica del Cremlino: «Ben detto, perché è stata la Casa Bianca a orchestrare» entrambe le distruzioni, ha scritto su Telegram la portavoce del ministro degli Esteri Maria Zakharova. Il ministro Sergej Lavrov ha poi attaccato la presenza del leader ucraino a Hiroshima affermando che è stata utile a trasformare il vertice in uno «spettacolo di propaganda».

Bakhmut epicentro – Non è un caso che Zelensky abbia parlato di Bakhmut. L’esercito russo e la Wagner di Prigozhin avrebbero definitivamente conquistato la città del Donbass, da mesi al centro degli scontri. È stato il comandante dei brigatisti a dare la notizia in un video, ma anche il ministero della Difesa russo ha confermato la presa di Bakhmut. L’istituto per lo studio della guerra, che ha sede a Washington, ha invece confermato la versione ucraina secondo la quale i combattimenti non si sono fermati e continuano soprattutto nella periferia sud-ovest, intorno all’autostrada T0504. «È improbabile che le forze stanche di Wagner siano in grado di continuare le operazioni offensive al di fuori della città», scrivono gli analisti. L’esercito russo sarebbe dunque re incontrastato delle macerie del centro città, ma allo stesso tempo prigioniero e isolato, al momento troppo indebolito per espandere gli attacchi a sud. Mentre Zelensky ipotizza un summit con i paesi dell’Europa occidentale a luglio, quando la guerra avrà superato i 500 giorni, Mosca annuncia l’inizio delle operazioni di sminamento della città del Donbass: un cumulo di macerie che prima contava 70mila abitanti e miniere di gesso e sale, le stesse che l’hanno resa un obiettivo militare strategico insieme alla sua vicinanza al confine russo. Il capo ad interim dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk (DPR) Denis Pushilin ha spiegato al canale televisivo Rossiya-24 che le forze russe che hanno “liberato” la città starebbero ora controllando gli edifici alla ricerca di esplosivi.

Gli altri obiettivi – La situazione è in bilico a Zaporizhizhia, dove il collegamento all’energia elettrica della centrale è da poco stato ripristinato. Su Twitter ne ha parlato il direttore generale dell’Aiea Rafael Mariano Grossi:«È la settima volta durante il conflitto, la centrale sta usando adesso generatori diesel di emergenza per l’alimentazione; la situazione della sicurezza nucleare dell’impianto è estremamente vulnerabile. Dobbiamo decidere di proteggere l’impianto ora: questa situazione non può continuare».