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di Giulia Carrarini e Giorgia Wizemann

Si colorerà di rosso o di blu il tabellone che la sera di martedì 6 novembre accompagnerà gli invitati del consolato americano a Milano, che per l’occasione ospiterà tutti al palazzo della Permanente di via Turati. Nella lunga nottata che deciderà il nuovo presidente degli Stati Uniti, un cartellone raffigurante i 51 Paesi della repubblica federale aggiornerà in tempo reale sull’andamento dello spoglio.

I sondaggi lo preannunciano ormai da settimane: tra Obama e Romney sarà una sfida all’ultimo voto. A inclinare il piatto della bilancia a favore dell’uno o dell’altro candidato saranno i cosiddetti swing States, gli Stati in bilico tra democratici e repubblicani: New Hampshire, Virginia, North Carolina, Florida, Ohio, Pennsylvania, Wisconsin, Iowa, Michigan, Nevada e Colorado. In palio, in totale, ci sono 146 voti.

Tra gli stati in bilico il primo a chiudere i seggi (alle 19 locali, l’una di notte in Italia) sarà la Virginia. Con i suoi 13 grandi elettori, lo stato è centrale nella strategia di Romney: se fosse Obama ad aggiudicarselo, le possibilità di vittoria del repubblicano si ridurrebbero notevolmente. Alle 19,30 arriveranno invece le prime proiezioni dell’Ohio, che con 18 electoral votes gioca più degli altri un ruolo cruciale per l’ex governatore del Massachusetts: nessun repubblicano ha mai vinto le elezioni senza che questo stato si colorasse di rosso.

Grandi attese anche per la Florida: nel 2000, George W. Bush e Al Gore candidati, il pareggio registrato nel Sunshine State costrinse al conteggio manuale dei chad (i coriandoli di carta punzonati della scheda), rimandando così a dicembre l’elezione del presidente. A complicare ulteriormente la situazione nello stato, le interminabili code che si sono registrate sabato davanti ai seggi, impedendo a molti di votare.

La sfida negli swing States terminerà in Nevada, tra tutti il più a occidente: bisognerà aspettare le quattro ora italiana. Le urne per le presidenziali americane 2012 si chiuderanno definitivamente con l’Alaska, dove i cittadini potranno pronunciarsi fino alle sei. Lo stato, con i suoi soli tre grandi elettori, non dovrebbe riservare in ogni caso grandi sorprese: i sondaggi danno già per certa la vittoria di Romney.