Federica Mogherini l’ha definito «un incontro storico». Il 6 marzo a Bruxelles l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza ha riunito 25 ministri della difesa europei (su 28) per concordare almeno 17 progetti di difesa comune fino al 2021. Per la prima volta queste decisioni saranno prese con il formato della cooperazione strutturata permanente, battezzato “Pesco” dai media. Non si tratta di un esercito comune, né di un nuovo reparto europeo da integrare alle forze armate nazionali.

Cos’è la Pesco – La Pesco è una piattaforma operativa, creata formalmente a dicembre del 2017 per unire i reparti delle forze armate nazionali in progetti comuni di difesa o di guerra, anche fuori dall’Unione europea. Tradotto: l’esercito italiano potrà collaborare con il Bundeswehr, l’insieme delle forze armate tedesche, per un’operazione di peace-keeping in Libano o con l’Armée française per un’operazione di addestramento in Africa. L’obiettivo è quello di creare sottogruppi di forze armate dei 25 Stati in grado di agire velocemente e senza vincoli burocratici in operazioni specifiche. Così gli eserciti nazionali potranno condividere le proprie conoscenze militari e in futuro crearne di nuove. La Pesco non è un contenitore vuoto: grazie al fondo europeo di difesa ha almeno un miliardo di euro per supportare le operazioni militari e di cooperazione, grazie alle quote vincolanti pagate dagli Stati firmatari. E proprio il 6 marzo a Bruxelles i 25 ministri della Difesa degli Stati partecipanti decideranno all’unanimità se e come finanziare i 17 progetti di formazione, sviluppo di capacità e la prontezza operativa in materia di difesa, scelti da una lista di 50. Tra queste c’è l’operazione di addestramento in Somalia e Mali, un commando medico europeo. Ma anche soluzioni innovative come quella proposta dall’esercito lituano di creare un cyber rapid response team per gestire gli attacchi informatici.

Brexit e Pesco – La Pesco non è un’idea nuova. Prevista dal trattato di Lisbona del 2009, non era mai stata applicata. A novembre del 2017 il lavoro di Federica Mogherini ha permesso la firma dell’accordo, entrato in vigore un mese dopo. Fino a quel momento singole brigate di eserciti nazionali diversi avevano collaborato tra loro solo per sporadiche esercitazioni. Malta non ha aderito perché da sempre hanno una politica neutrale, mentre la Danimarca aveva chiesto una clausola di esclusione nel Trattato di Lisbona. Ma è il terzo Stato assente a fare la differenza: il Regno Unito. La British army con 78,407 militari e 60 miliardi di dollari finora stanziati è uno degli eserciti più forti e organizzati al mondo, il migliore in Europa. Per la sua forza sproporzionata rispetto agli altri eserciti europei, il Regno Unito si è sempre opposto a condividere conoscenze e pratiche militari con gli altri Stati dell’Unione. Londra però non farà più parte dell’Unione europea dal 29 marzo 2019 e questo ha consentito la creazione della Pesco, ma comporta anche la sua debolezza. Il 17 febbraio, durante la conferenza europea sulla sicurezza di Monaco di Baviera, la premier del Regno Unito Theresa May ha detto di voler mantenere gli impegni sulla sicurezza europei, ma non ha mai citato l’esercito. Senza la British Army, la Pesco parte già ridimensionata. 

Nato e Pesco – Gli Stati Uniti guardano con preoccupazione alla riunione di oggi. Washington teme che la Pesco spinga i Paesi europei a diminuire le risorse per la Nato, l’organizzazione di difesa dei Paesi occidentali, nata nel 1949. Il presidente degli Usa Donald Trump ha più volte ha chiesto agli Stati europei di aumentare i finanziamenti al patto nordatlantico e forse anche per questo motivo il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, martedì 13 febbraio ha chiesto in politichese all’Unione europea che la Pesco non mini l’alleanza atlantica.