È guerra aperta tra Ron DeSantis, l’ultra-conservatore leader della Florida, e la Disney, “colpevole” di aver pubblicamente criticato un provvedimento che impedisce l’educazione di genere nelle scuole dello Stato americano. L’ultimo atto dello scontro è stata la presentazione, nel febbraio scorso, di una proposta di legge che toglierà alla multinazionale di Topolino i suoi storici diritti di proprietà sul territorio dove sorge Disney World, a pochi chilometri da Orlando. La concessione risale al 1967, quando l’allora governatore della Florida fece dei territori della Walt Disney Company, acquistati attraverso diverse società di comodo, un distretto speciale con il nome di Reedy Creek Improvement District. Da quel momento, fino al 27 febbraio 2023, il distretto speciale dove sorge Disney World ha avuto gli stessi poteri di un ente governativo, quindi indipendenza amministrativa e fiscale, ma senza i vincoli statali imposti ad altre aziende. La compagnia, anzi, godeva di finanziamenti per le opere e i servizi realizzati per residenti e turisti. Il distretto era governato da un collegio di 5 membri, nominati dai proprietari delle terre che ne fanno parte. Con la legge di febbraio De Santis ha esautorato il vecchio organo di controllo e ha stabilito che il potere di eleggere il consiglio di amministrazione spettasse al governatore della Florida. Dopo aver nominato i nuovi membri, DeSantis ha commentato: «C’è un nuovo sceriffo in città».

Il casus belli – Questo è solo l’ultimo atto di un braccio di ferro che dura ormai da un anno. Tutto è cominciato nel marzo 2022, quando DeSantis ha firmato la legge soprannominata “Don’t say gay”, non dire gay, che impediva agli insegnanti della Florida di tenere lezioni sui temi di identità di genere e orientamenti sessuali. L’allora CEO di Disney, Bob Chapeck, si era opposto alla legge su pressione dei dipendenti e aveva annunciato che la compagnia si sarebbe batutta per la sua abrogazione.

Le evoluzioni – DeSantis ha risposto cercando di togliere a Disney i suoi privilegi sul territorio. Ad aprile 2022 ha firmato una legge per abolire i distretti speciali nati prima del 1968, tra cui anche il Reedy Creek Improvement District. La legge avrebbe dovuto avere effetto a partire da giugno 2023 ma a febbraio 2023 DeSantis ha annunciato che non avrebbe eliminato il distretto. Con il provvedimento di febbraio ha sostituito i 5 amministratori e ha rinominato il territorio Central Florida Tourism Oversight District. Disney è però riuscita a firmare un nuovo accordo di sviluppo con l’amministrazione distrettuale uscente, prima che DeSantis la sciogliesse, e si è in questo modo assicurata i diritti di sviluppo per i prossimi 30 anni. La compagnia continuerà a possedere le terre attorno al parco di Orlando. DeSantis ha ordinato un’indagine su questo accordo dell’ultimo minuto e ha minacciato altre ritorsioni, come tasse sugli hotel e pedaggi attorno a parchi e terreni.

Il prezzo dello scontro – Un capitolo importante di questa vicenda riguarda l’aspetto fiscale. Sulle spalle del Ready Creek Discrit pesano infatti un miliardo di dollari di debiti e non è chiaro a chi spetterà la responsabilità di estinguerli. Lo stesso vale per le tasse di proprietà che Disney ha finora pagato alle contee di Orange e Osceola. Nonostante la legge statale sia passata dopo soli due giorni di discussione e senza che fosse fatta un’analisi fiscale, Randy Fine, il senatore della Florida promotore della legge di febbraio, ha assicurato che il Reedy Creek si trasformerà in un nuovo distretto senza ricadute sulle tasche dei cittadini.