Isolazionismo, distensione dei rapporti con la Russia e protezionismo commerciale. Anche in politica estera Donald Trump è un repubblicano fortemente atipico.

Contro il terrorismo. Sono lontani i tempi in cui George W. Bush annunciava la War on terror, la guerra globale al terrorismo, all’indomani dell’attentato alle torri gemelle. Oggi, Trump sostiene la necessità di abbandonare «l’idea pericolosa che gli Stati Uniti debbano creare democrazie occidentali in Paesi che di democrazia non hanno voglia o esperienza»: uno schiaffo all’ideologia neoconservatrice, fino a pochi mesi fa impensabile da parte di un candidato repubblicano alla Casa Bianca. Perciò, secondo Trump, l’esercito americano dovrebbe mettere boots on the ground in Siria solo per il tempo necessario ad annientare lo Stato islamico ed evitare di sprecare risorse nella fase postbellica, come invece accaduto in Afghanistan e Iraq. Lasciando alla Russia l’onere di procedere alla ricostruzione, eventualmente anche attraverso il reinsediamento di Bashar al-Assad.

Russia e Nato. Del resto, atipicamente repubblicano (e americano) Trump è soprattutto per il suo rapporto privilegiato con la Russia, e in particolare con Putin, a cui assegna «una ‘A’ in termini di leadership». Per il magnate è giunto il momento di allentare la tensione con il presidente russo, riconoscendone le aspirazioni a una sfera di influenza nel panorama internazionale. La distensione con la Russia dovrebbe passare per il riconoscimento dell’annessione della Crimea e per il progressivo disimpegno americano dalla Nato, definita da Trump «un’istituzione obsoleta, burocratica, costosa» e perciò inadeguata a combattere la guerra asimmetrica contro il terrorismo. All’Europa, poi, Trump chiede un contributo maggiore alla difesa comune, dal momento che «gli Stati Uniti non possono più essere i poliziotti del mondo».

L’accordo con l’Iran. A Obama Trump rimprovera l’accordo sul nucleare raggiunto con l’Iran, considerato una ricompensa da 150 miliardi di dollari per «il principale sponsor del terrorismo al mondo». Il candidato repubblicano è perciò deciso a rinegoziare il patto e ad imporre nuove sanzioni sul regime degli ayatollah.

I trattati commerciali. Contro Cina e Messico,ritenute responsabili della crisi della classe media americana, Trump immagina una guerra commerciale, tramite l’aumento delle tasse sulle importazioni. E per proteggere l’economia americana dalla globalizzazione, il candidato repubblicano è pronto ad interrompere la trattative per il TTIP, l’accordo di libero scambio con l’Europa a lungo negoziato da Obama.