Due contratti in 10 giorni, simili ma non uguali. Entrambi stipulati con gli americani per i suoi primi 100 giorni da Presidente. Ma questa volta Donald Trump stupisce più per i silenzi che per le sue parole. In un video pubblicato lunedì 21 novembre sul suo canale YouTube, il neo eletto presidente ha parlato di politica economica e di produzione energetica, lasciando da parte i temi dell’immigrazione e della riforma sanitaria.

L’immigrazione. Nessun riferimento al muro anti-immigrazione da costruire al confine con il Messico e neanche alla deportation force, che durante la campagna presidenziale Trump aveva immaginato per accelerare le procedure di espulsione degli stranieri sprovvisti di regolari documenti. Nessuna parola sul divieto di ingresso negli Usa per i musulmani, più volte annunciato durante la campagna elettorale. Insomma, quelle che sembravano priorità del presidente in pectore prima dell’elezione, sembrano scomparse dall’agenda dei suoi primi cento giorni, nonostante appena 10 giorni fa avesse riconfermato tutte le sue promesse.

Tranne per il bando ai fedeli islamici, già cancellato anche dal programma elettorale riportato sul sito ufficiale del magnate due giorni dopo l’elezione. Nel video pubblicato ieri, Trump si è limitato, genericamente, ad assicurare «indagini su tutti gli abusi che riguardano programmi di rilascio dei visti che danneggiano i lavoratori americani».

La politica economica. La working class, anzitutto: la priorità della Trumpnomics è «creare benessere e occupazione per i lavoratori americani». A questo scopo, il nuovo presidente è deciso a cancellare tutti gli accordi commerciali conclusi o progettati da Obama. A cominciare dalla Trans Pacific Partnership, il trattato commerciale in vigore fra Stati Uniti e undici Paesi asiatici. Preludio alla pressoché certa interruzione dei negoziati con l’Unione europea per il TTIP. Il rilancio dell’occupazione per il neo Presidente passa anche per lo smantellamento della ‘politica verde’ della precedente amministrazione: parte dei primi cento giorni sarà dedicata all’eliminazione di tutte le restrizioni alla produzione del carbone e all’estrazione del gas di scisto introdotte dal suo predecessore alla Casa Bianca. Un altro silenzio significativo, però, ha riguardato l’Obamacare, la riforma del sistema sanitario con cui il presidente uscente ha esteso la copertura medica a milioni di americani che ne erano sprovvisti. In campagna elettorale, Trump aveva promesso di abolirla completamente, salvo poi fare una parziale marcia indietro nel suo “primo contratto” con gli americani, stipulato in un’intervista al Wall Street Journal.

L’estrema destra. Nel frattempo, nonostante siano passate due settimane dalle elezioni, negli Stati Uniti non si placano le polemiche relative ad alcuni “imbarazzanti” sostenitori di Trump. Da ultimo, ha fatto scalpore il saluto rivolto al nuovo presidente da un gruppo di suprematisti bianchi riunitisi sabato 19 novembre in un ristorante italiano di Washington. Si tratta dei militanti del National Policy Institute, un gruppo nazionalista vicino al movimento di estrema destra dell’Alt-right, che hanno festeggiato l’elezione di Trump al grido nazista di “Heil Trump“.

Lo staff del tycoon ha immediatamente preso le distanze. Ma, dopo la nomina a stratega presidenziale di Steve Bannon – ex direttore del network nazionalista Breitbart, anch’esso vicino all’Alt-right – l’opposizione democratica dubita che “The Donald” sia davvero intenzionato a rompere con l’estrema destra populista che tanto si è spesa per la sua elezione.