Il Campidoglio a Washington D.C. (Google Creative Commons)

Una giornata importante per la politica statunitense, quella dell’8 Novembre. I cittadini ritorneranno alle urne per le elezioni di metà mandato. A essere rinnovati saranno la Camera dei Rappresentanti e circa un terzo dei seggi del Senato, insieme a governatori, sindaci e procuratori in alcuni dei 50 Stati. Nonostante i democratici abbiano la maggioranza al Congresso, il crollo dell’approvazione nei sondaggi dell’attuale inquilino della Casa Bianca Joe Biden potrebbe portare ad un avanzamento dei repubblicani. Tesi sostenuta anche dal sito di indagini elettorali FiveThirtyEight, che assicura la vittoria del Great Old Party (GOP, insomma i repubblicani) alla Camera. Ad essere determinanti saranno, in particolare, i voti di Pennsylvania, Nevada e Georgia. Stati chiave, come definiti dallo stesso politologo americano Larry Sabato, che potrebbero ribaltare l’esito delle presidenziali del 2020. Ma vale la pena di esaminare uno per uno gli hot spot di queste elezioni dalle conseguenze potenziali tanto rilevanti.

New York – “Tutto questo non sarebbe potuto accadere senza la vostra governatrice”. Ha esordito così Joe Biden lo scorso 6 Novembre di fronte alle circa mille persone radunatesi al Sarah Lawrence College di New York. Una folla pronta a supportare la sindaca uscente Kathy Hochul contro il candidato repubblicano Lee Zeldin. Al centro del discorso c’erano le numerose battaglie portate avanti dalla governatrice, in opposizione alle decisioni della Corte Suprema. Dall’aborto alle restrizioni per le armi da fuoco, Biden ha elogiato gli sforzi fatti dalla candidata a difesa dei diritti degli americani. Posizioni nettamente in contrasto con quelle dell’avversario trumpiano – storicamente anti-abortista e strenuo difensore del Secondo emendamento – che ha incentrato la sua campagna elettorale sulla battaglia contro la criminalità.

Scontri interni – Banco di prova anche per la stessa leadership repubblicana. Le Midterm Election rappresentano il primo passo verso la campagna elettorale per le presidenziali del 2024. Un elemento che ha subito causato squilibri anche all’interno dello stesso partito dell’Elefante. Durante i comizi repubblicani, organizzati sulle coste opposte della Florida, non sono mancati gli scontri a distanza tra il governatore dello Stato Ron DeSantis – in corsa per la rielezione – e l’ex presidente Donald Trump. Stando ai recenti sondaggi, negli ultimi mesi “DeSanctimonious” – soprannome affibbiatogli dall’avversario –  avrebbe infatti conosciuto una crescita dei consensi di circa 10 punti. Un valore che non sembra, però, preoccupare Trump, fermo al 49%. In attesa dell’annuncio ufficiale della sua ricandidatura, il tycoon sembra, dunque, poter contare sul supporto di una larga fetta del partito.

Vittoria repubblicani – Risultati ancora incerti, quindi, quelli che si registreranno negli Stati Uniti tra poche ore. Se, però, i repubblicani dovessero avanzare, Joe Biden avrebbe la strada bloccata per i prossimi due anni. Un esito che obbligherebbe il presidente in carica a rivalutare la sua linea politica. Dal sostegno all’Ucraina alla possibilità di impeachment contro l’attuale capo di Stato, numerosi sono gli aspetti a cui i repubblicani hanno già annunciato di voler metter mano.