Le principali istituzioni occidentali chiedono un’indagine sulle violazioni del voto in Georgia, dopo il successo del partito governativo filorusso Sogno Georgiano. La regolarità dello svolgimento del processo elettorale è stata messa in discussione dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, seguito a ruota dal segretario di stato USA Anthony Blinken: «Ci uniamo agli appelli degli osservatori internazionali e chiediamo verifiche più approfondite» e dagli osservatori della missione internazionale Nato: «Sono state notate condizioni diseguali in cui si sono svolte le elezioni». Il primo ministro ungherese Victor Orban è stato l’unico leader europeo a congratularsi per la vittoria e lunedì 28 ottobre sarà in visita a Tbilisi.

I risultati – Sogno Georgiano ha trionfato con il 55% dei voti, dato in crescita rispetto alla tornata elettorale del 2020. La coalizione che ha provato ad arginare il partito di governo si è invece fermata al 38%, deludendo le aspettative. Si immaginava infatti un risultato migliore dopo mesi di proteste da parte dei cittadini scesi in piazza contro le ultime leggi emanate, restrittive in tema di libertà di stampa e diritti LGBTQ+.

Le polemiche – I dubbi intorno alla correttezza delle operazioni sono emersi già nella giornata del 27 ottobre, quando i vari osservatori internazionali hanno iniziato a denunciare irregolarità. Un documento congiunto firmato da esponenti politici europei e canadesi, tra cui la deputata italiana Lia Quartapelle (PD), ha definito le elezioni tenutesi nel paese «né libere, né eque». Le accuse sono quelle d’interferenze, violenze intorno ai seggi e compravendita di voti. I casi si sarebbero verificati soprattutto nei sobborghi contadini, dove Sogno Georgiano ha dominato le elezioni. Nelle principali città, la coalizione d’opposizione ha invece ottenuto la maggioranza dei voti. Un europarlamentare austriaco che si trovava in Georgia durante le elezioni ha denunciato in un podcast per Euronews un clima da “Grande Fratello”. Il leader dell’opposizione Mikheil Saakashvili, in carcere dal 2022, ha indetto proteste antigovernative per la serata del 28 ottobre. Proposta rilanciata domenica dalla stessa presidente della Repubblica Salomé Zourabichvili durante una conferenza stampa, nella quale ha definito le elezioni «una completa falsificazione della volontà popolare. Sono stati usati tutti i mezzi possibili per deviare il processo democratico georgiano. Quello che abbiamo visto non è stata un’elezione democratica ma una elezione alla maniera russa». Il Cremlino ha smentito tutte le accuse descrivendole come “assolutamente infondate”. In controtendenza con le polemiche in corso, Victor Orban ha riconosciuto l’esito delle urne e si è dichiarato pronto a visitare il Paese nella giornata di lunedì 28 ottobre. Immediato l’intervento dell’alto rappresentato Ue per la politica estera Josep Borrell: «Orban non rappresenta l’Unione Europea».

I vincitori – Sogno Georgiano è stato fondato nel 2012 dall’uomo più ricco della Georgia, Boris Ivanishvili (ex oligarca russo), e da quell’anno è al potere. Il partito ha basato il suo successo su un programma elettorale che prevedeva anche l’adesione all’Unione europea: desiderio condiviso da oltre l’80% della popolazione. Le decisioni prese dal governo in questi ultimi anni sono però in contrasto con le linee guida europee. La recente legge sugli agenti stranieri impedisce l’attività di ONG o testate straniere nel Paese, e blocca di fatto il processo d’integrazione europea. Anche per quanto riguarda i diritti civili, il partito di maggioranza si è dimostrato intransigente, redigendo ad agosto una pesante legge contro la propaganda LGBTQ+. Sogno Georgiano ha puntato, in quest’ultima campagna elettorale, sulla paura della guerra enfatizzando l’importanza di rimanere indipendenti anche dall’Ue per non rischiare di diventare una prossima Ucraina.