Nuovo scacco a Donald Trump e al partito Repubblicano: domenica 17 novembre il democratico John Bel Edwards ha vinto al ballottaggio le elezioni per il governatore della Louisiana, battendo il rivale repubblicano Eddie Rispone di due punti percentuali (51% contro 49%). Una sconfitta che si somma a quella già subita dai rossi in Kentucky due settimane fa, quando il liberale Andy Beshear ha prevalso sul governatore uscente, l’imprenditore repubblicano Matt Bevin.

Perdita di terreno – Una debacle – quella di Rispone in Louisana – coerente con la progressiva perdita di terreno della leadership trumpiana e, inevitabilmente, con l’accresciuto consenso di cui godono i democratici. Quest’ultimo dato è confermato da un rilevamento dei siti Des Moines Register e CNN, in base al quale il sindaco di South Bend, Pete Buttigieg, sarebbe in testa ai sondaggi tra i candidati presidenziali democratici in Iowa. Stando ai dati, il giovane politico godrebbe del 25% dei consensi, staccandosi di 9 punti da Elizabeth Warren (16%) e di 10 da Joe Biden e Bernie Sanders (entrambi al 15%). A livello nazionale Biden è sempre in testa al gruppo, ma se il 3 febbraio Buttigieg vincesse a sorpresa il voto inaugurale delle primarie, «potrebbe avviare un effetto a valanga come quello che nel 2008 aveva portato Obama alla Casa Bianca», scrive da New York il corrispondente per La Stampa, Paolo Mastrolilli. Un’ipotesi ancora incerta, ma che è in sintonia con la graduale perdita d’appeal dei repubblicani sull’elettorato americano e, in particolare, su quello del Sud.

Le ragioni di una vittoria – Come ha scritto Il Politico a proposito della vittoria di Edwards alle elezioni del 17 novembre, «la Louisiana ha lasciato un occhio nero a Trump», essendo uno stato tradizionalmente rosso in cui, nel 2016, lo stesso presidente americano superò Hillary Clinton di 20 punti. D’altra parte, in quest’ultima campagna elettorale, Trump si era impegnato molto per sostenere Rispone, sia su Twitter che visitando la Louisiana per due volte nelle ultime due settimane. Strategie rivelatesi insufficienti, come per il Kentucky. E a ben vedere le due tornate elettorali sono state caratterizzate da una circostanza comune: la perdita di consensi dei repubblicani nei sobborghi americani. Come fa notare CNN, Edwards ha ottenuto circa il 90% dei voti nei due distretti di Orleans e East Baton Rouge – quest’ultimo periferico – che ospitano le due città più popolose della Louisiana, New Orleans e Baton Rouge. «Il 90% a Orleans è particolarmente impressionante – riporta CNN – considerando che lì Edwards conquistò l’87% dei voti nel 2015, quando vinse per la prima volta le elezioni nello Stato». C’è poi un altro dato da tenere in considerazione per spiegare il risultato in Louisiana: l’aumentata affluenza alle urne, soprattutto nei distretti abitati prevalentemente da afroamericani. Rispetto al primo turno del mese scorso, la partecipazione al voto del 17 novembre è salita dal 15% al 30%, lasciando immaginare «che a questo aumento abbiano contribuito soprattutto gli afroamericani», scrive CNN. Il crescente imporsi dei democratici nei sobborghi (in particolare al Sud degli Stati Uniti) e tra gli elettori afroamericani, fa riflettere, ricordando che, fino agli anni Cinquanta, «chi andava a vivere in un sobborgo lo faceva per non essere vicino di casa di famiglie afroamericane», si legge sul sito “Jefferson Lettere dall’America”, dedicato alle elezioni presidenziali americane del 2020.

L’indebolimento di Trump – Inoltre, il risultato in Louisiana dimostra «che Trump non è tutto quando si tratta di elezioni e che i singoli candidati contano ancora». A rilevarlo è sempre CNN, spiegando come Edwards abbia vinto le elezioni grazie alla popolarità acquisita nel tempo, a dispetto delle sue posizioni conservatrici sull’aborto e sull’uso delle armi, che potevano avvicinarlo più ai repubblicani. Per il New York Times, l’appoggio dato a Rispone da Trump avrebbe scontentato sia i sostenitori che i critici del presidente americano, che sta assistendo a un progressivo indebolimento della sua credibilità sull’elettorato statunitense. Prova ne sono le sconfitte nelle elezioni di due Stati storicamente conservatori, su cui i democratici potrebbero ora insistere con ancor più mordente in vista delle presidenziali del 2020.