Un professore di storia, buono e onesto, viene filmato di nascosto mentre inveisce contro i candidati alla presidenza dell’Ucraina. Le accuse sono familiari: sono tutti uguali, tutti corrotti. Il video postato online guadagna milioni di visualizzazioni in pochissimo tempo, e il popolo ucraino decide di fidarsi di lui: il professore viene eletto presidente. Inizia così la popolarissima serie tv ucraina Servo del popolo, anche se presto la parabola dell’eroe anti-establishment potrebbe diventare realtà perché l’attore comico che interpreta il professore si è candidato per la presidenza. La strategia politica di Volodymyr Zelenskiy è la stessa del suo personaggio: pulire il sistema. Ma alla sue spalle alcuni intravedono la presenza di un oligarca tanto famoso quanto osteggiato, Ihor Kolomoyskij.

Le elezioni – Domenica 31 marzo 35 milioni di ucraini andranno alle urne per eleggere il nuovo presidente. La sfida del capo dello Stato sarà, come da molti anni a questa parte, la lotta alla corruzione. Il 60 percento degli ucraini crede che il sia il problema più grave del Paese, che li trattiene in fondo alla classifica del benessere europeo, e nove cittadini su dieci sono disillusi sull’integrità dell’apparato statale. Nonostante le riserve di materie prime (gas, carbone, petrolio) e un’ampia disponibilità di grano, infatti, l’Ucraina rischia di diventare il Paese più povero d’Europa scalzando la Moldavia.

I candidati – Dei 39 aspiranti presidenti, due sono molto noti sulla scena internazionale: Julija Tymošenko e Petro Porošenko. Entrambi sono personaggi controversi. Da un lato Julija Tymošenko, imprenditrice e leader dell’Unione Pan-ucraina Patria, è stata presidente della Compagnia generale di energia ed era nota come “principessa del gas” per gli affari milionari che gestiva. Ha vissuto da protagonista la Rivoluzione Arancione del 2004, contribuendo a denunciare i brogli elettorali che avevano permesso la vittoria di Viktor Janukovyc: dopo che l’Ocse ha riconosciuto le manipolazioni, sono state tenute delle elezioni legittima che hanno portato alla presidenza Viktor Jušcenko. Nel 2011 è stata incarcerata con l’accusa di malversazione per aver pagato troppo una fornitura di gas naturale dalla russa Gazprom durante uno dei suoi due mandati da premier. L’Unione Europea ha contribuito alla sua scarcerazione dopo tre anni (di sette), sostanzialmente concordando con le accuse di un processo-farsa per tenerla lontana dalla politica.

Dall’altro lato Petro Porošenko, uomo d’affari miliardario e attuale presidente ucraino con la lista indipendente Solidarietà, ha una lunga storia politica: è stato ministro del Commercio, degli Affari esteri e Segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza. Salito al potere con la promessa di riformare il Paese, ha stretto a sua volta alleanze con gli oligarchi. È molto sollecito nel ricercare l’indipendenza della Chiesa ucraina da quella russa. Sia Tymošenko sia Porošenko vorrebbero che l’Ucraina entrasse nell’Unione Europea e nella Nato e si allontanasse dall’influenza russa.

 

L’ultimo arrivato – Conoscendo il recente passato del Paese, si può capire come il 41enne Volodymyr Zelenskiy, comico televisivo senza alcuna esperienza politica, sia schizzato in breve tempo in testa ai sondaggi con oltre il 20% delle preferenze. Il suo mantra è lo stesso che ha scosso l’Ucraina nelle rivoluzioni del 2004 e del 2014: combattere un sistema marcio per risollevare l’Ucraina, distrutta da sfruttamento e guerra civile (che dopo 10mila vittime non accenna a concludersi). La celebrity ucraina, attore ma anche creatore e direttore artistico della compagnia di produzione Kvartal 95, promette in un solo mandato più democrazia diretta attraverso i referendum e di rimuovere in toto l’immunità parlamentare. Una sorta di metafora della celebre scena di Servo del popolo in cui sogna di crivellare a colpi di mitragliatrice gli odiati parlamentari. La priorità è che i suoi elettori «possano identificarsi in me».

 

Il magnate – Ai giornalisti, Zelenskiy si descrive come «un volto nuovo», sostenendo di non venire dal mondo della politica ma «da affari puliti, televisione e cinema». La preoccupazione per un’influenza esterna però rimane. I suoi spettacoli televisivi vanno tutti in onda sul canale di proprietà di Ihor Kolomoisky, ex governatore della regione di Dnepropetrovsk, magnate finanziario e fondatore dell’Unione ebraica europea (oggi Parlamento ebraico europeo). Nel 2014 è finito nell’occhio del ciclone, perché secondo un’inchiesta della rivista tedesca Deutsche Wirtschafts Nachrichten Kolomoisky avrebbe intascato parte degli aiuti finanziari destinati all’Ucraina dal Fondo Monetario Internazionale. Quasi due miliardi di dollari sarebbero stati trasferiti sui conti della prima banca del paese PrivatBank (di sua proprietà) attraverso prestiti a imprese riconducibili a lui e successivamente spostati in paradisi fiscali. Kolomoisky è fuggito in Svizzera. Malgrado queste accuse, Zelenskiy e Kolomoisky hanno sempre negato ogni relazione, politica o finanziaria, oltre al contratto televisivo.