L’Italia potrebbe essere il prossimo bersaglio delle interferenze elettorali “made in Russia”. Questo è quanto emerge da un rapporto della minoranza democratica del Senato americano, presentato il 10 gennaio da Ben Cardin, capogruppo dem della commissione Esteri. In vista delle elezioni del 4 marzo, l’obiettivo, si legge nel documento, sarebbe quello di «promuovere i partiti che sono contro il rinnovo delle sanzioni Ue per l’aggressione russa in Ucraina». Ergo: Lega e Movimento 5 Stelle. Il report americano, riferendosi esplicitamente ai due partiti, ne analizza i rapporti con la Russia, mentre il ministero degli Esteri russo smentisce categoricamente il dossier.

Il M5S e le fake news – Tre pagine del rapporto sono interamente dedicate al nostro Paese. «Il Movimento Cinque Stelle cerca di mettere fine alle sanzioni alla Russia e normalizzare le relazioni con il regime del dittatore siriano Bashar al-Assad, riconosce l’annessione della Crimea, si oppone alla partecipazione dell’Italia alle esercitazioni Nato e ha chiesto un referendum sull’inclusione dell’Italia nell’Eurozona», si legge nel dossier, che cita  principalmente fonti di stampa. «Durante un referendum nel 2016», continua il documento, riferendosi all’articolo di BuzzFeed del novembre 2016, «il M5S si è servito di un tentacolare network di siti web e account sui social media per far circolare fake news, teorie del complotto e storie pro-Cremlino». Il sospetto avanzato dagli Usa è quello di un partito – il M5S – troppo vulnerabile all’infiltrazione dell’intelligence russa e, quindi, manipolabile. Il partito di Grillo si salva però dalle accuse di aver ricevuto fondi dal Cremlino.

La Lega e i fondi dal Cremlino – Non si può dire lo stesso per la Lega (ancora con il suffisso “Nord” nel report) , indicata esplicitamente nel documento perché «sospettata – da alcuni osservatori – di aver ricevuto fondi dai servizi di sicurezza del Cremlino». Non solo. Si citano anche i «rapporti formali» tra i due. «Per esempio il partito Russia Unita e la Lega nord, un partito populista radicale di destra, hanno firmato un accordo di cooperazione nel 2017 in cui concordano di sviluppare legami nel Consiglio d’Europa e nell’Osce, come pure promuovere rapporti economici tra i due Paesi». La smentita circa i sospetti sui fondi ricevuti dalla Lega arriva dal deputato leghista Giancarlo Giorgetti, delegato da Matteo Salvini ai rapporti con il mondo economico e a quelli con l’estero, che alla Stampa dice: «Le “notizie” che arrivano dall’America sono fake news. Tradotto: balle». Seppur «non nega l’ammirazione per Putin e la volontà di dire no alle sanzioni contro la Russia».

Non solo la politica – Secondo il rapporto, «le aziende energetiche di stato russe esercitano influenza anche attraverso aziende energetiche italiane, come l’Eni, che è attualmente un partner di Gazprom nel gasdotto Nord Stream 2». Interferenze che potrebbero dunque scaturire anche dai rapporti economici tra Russia e Italia, da sempre più cauta rispetto ad altri Paesi Ue nel voler imporre sanzioni anti-Putin.

Il Russiagate sbarca in Europa – Il report, uno dei più estesi sino ad oggi sulle ingerenze di Mosca, ricostruisce le azioni russe in una ventina di Paesi europei (comprese Francia, Germania e Gran Bretagna). Il titolo del documento, “L’assalto asimmetrico di Putin contro la democrazia in Russia e Europa: le implicazioni per la sicurezza nazionale americana”, evidenzia la mossa politica dei suoi autori. I senatori dem sottolineano le mancanze dell’amministrazione Trump nel difendere i propri alleati strategici dai condizionamenti di Putin, mettendo così in pericolo la tenuta democratica occidentale ma, soprattutto, «la sicurezza nazionale Usa». Una mossa che amplifica dunque il Russiagate e ne espande i confini. Mentre in patria l’indagine del procuratore Mueller sui rapporti tra l’attuale presidente e il Cremlino durante la campagna elettorale 2016 stringe il cerchio intorno a Trump e i suoi, il dossier si conclude con 30 raccomandazioni per prevenire le possibili minacce. A Trump si chiede di adottare nuove sanzioni e di creare un’agenzia sul modello del Centro nazionale anti-terrorismo per coordinare la risposta Usa.