Un infarto o un’influenza intestinale, oppuree, infine, un malore dovuto allo strress pre elettorale. Su ciò che ha colpito il presidente turco Recep Tayyip Erdogan martedì 25 aprile durante una trasmissione televiosiva del canale Ulke, si sono susseguite diverse ipotesi: prima l’allarme lanciato da un tweet della tv di stato cinese che annunciava il ricovero in ospedale; poi, subito dopo, la smentita, sul profilo ufficiale del leader, accompagnata dalle scuse per la cancellazione degli impegni elettorali dovuta a un’influenza intestinale. Tutte le fonti ufficiose confermano però che Erdogan, 69 anni, ha avuto un malore. La salute è solo l’ultimo, in ordine di tempo, dei problemi che il presiente si trova ad affrontare: alle prossime elezioni, fissate il 14 maggio, il suo unico sfidante alla guida di una coalizione delle opposizioni, Kemal Kiliçdaroglu è dato al 50% dei consensi. Un maggio dunque complicato per l’uomo di Ankara, che si aggiunge ai problemi sul tappeto e che un presidente turco, chiunsia quello che esce dalle urne, dovrà affrontyare, dalla questione migranti ai rapporti con l’Unione Europea.

Il malore – Tornando al malore, le immagini sono comunque state tali da preccupare i sostenitori del presidente uscente: l‘attesa di una risposta, lo sguardo smarrito, la richiesta di una mano e la regia che non stacca dall’intervistatore. Poi, dopo una pausa di un quarto d’ora, il ritorno in onda di un Erdogan pallido e provato. Ha tentato di tranquillizzare i turchi sulle sue condizioni: «C’era molto lavoro da fare per questo ho preso un’influenza intestinale, chiedo scusa agli spettatori». Sul suo profilo Twitter ufficiale ha poi annunciato la rinuncia agli impegni elettorali del 26 e del 27 aprile: «Sfortunatamente, oggi non potremo incontrare i nostri fratelli di Kirikalle, Yozgat e Sivas».

Chi è Kiliçdaroglu – «Ci sarà un cambiamento da un regime autoritario a un processo più democratico, attraverso un lavoro comune. Kiliçdaroglu sarà il leader di questo gruppo». A parlare è Ünal Çeviköz, capo consulente per la politica estera di Kemal Kiliçdaroglu, che ha rilasciato queste dichiarazioni alla testata POLITICO. Nelle parole di Çeviköz c’è il riassunto di ciò che rappresenta il candidato dell’opposizione pronto a sfidare Erdogan il 14 maggio. Un economista navigato, di 74 anni, leader del principale partito rivale del presidente uscente, il Partito popolare repubblicano (Chp), che guida dal 2010. Nel 2009 perse il confronto per la sindacatura di Istanbul, ma portò il suo partito al miglior risultato mai raggiunto negli ultimi decenni con il 37% dei voti. Nell’estate del 2016, in occasione del tentativo di golpe contro Erdogan, offrì al presidente il suo supporto, non potendo prevedere la svolta autoritaria che avrebbe preso il Paese. Nel programma di Kiliçdaroglu c’è il ritorno al sistema parlamentare trasformato, con il referendum del 16 aprile 2017, in una repubblica presidenziale. Per questo intorno a lui si sono concentrati in una “alleanza nazionale” (in turco millet ittifaki) i sei partiti dell’opposizione: i popolari del Chp, il Buon Partito, il Partito Democratico, il Partito della Felicità, il Partito della Democrazia e il Partito del Futuro.

Le elezioni presidenziali – Quelle che si terranno il prossimo 14 maggio saranno elezioni molto importanti anche per la ricorrenza in cui cadono: siamo nell’anno del centesimo anniversario dalla nascita, il 29 ottobre 1923, della Turchia moderna. I sondaggi forniti da POLITICO danno i due sfidanti al 50%, un testa a testa che tiene con il fiato sospeso sia il paese da 85 milioni di abitanti che i suoi partnert internazionali, visti i dossier aperti: dai migranti ai rapporti con l’Unione europea, dal sostegno a Putin al conflitto interno alla Nato. Tuttavia, come conferma Çeviköz: «La politica estera dipenderà dalla coerenza della coalizione. Questa è una coalizione di partiti che non hanno niente in comune tranne il desiderio di sbarazzarsi di Erdogan». Alle suggestioni di un possibile cambio di rotta della politica turca si aggiunge l’omonimia tra Kemal Kiliçdaroglu e il padre fondatore dello stato, Mustafa Kemal Atatürk. Chissà se a distanza di 100 anni la storia potrà ripetersi.