L’accordo di pace tra Thailandia e Cambogia, siglato il 28 luglio con la mediazione della Malesia e supervisionato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, è stato sospeso nella mattina di oggi, 10 novembre. Il governo di Bangkok ha dichiarato di aver ripreso le armi dopo che due soldati thailandesi, di pattuglia vicino al confine nella provincia di Si Sa Ket, sono stati feriti dall’esplosione di una mina.
Il fatto – «La dichiarazione congiunta che abbiamo portato avanti per circa una settimana verrà interrotta», compreso il rilascio di 18 soldati cambogiani detenuti, ha affermato il portavoce del governo Siripong Angkasakulkiat. È la settima esplosione di questo tipo in quattro mesi. Secondo il ministro della Difesa Prawit Wongsuwan la mina sarebbe stata posizionata in quell’area da poco, dato che il sentiero su cui è esplosa, a suo dire, sarebbe stato regolarmente pattugliato dai soldati thailandesi.
L’accordo – Donald Trump, sensibile alla sua immagine di mediatore e desideroso di mostrarsi come paciere internazionale, aveva incluso l’accordo che aveva seguito da supervisore tra Thailandia e Cambogia tra le «sette guerre in sette mesi» che, durante l’Assemblea generale dell’Onu dello scorso 30 settembre, si è vantato di aver concluso. In realtà la Casa Bianca ha «supervisionato accordi temporanei o parziali in sette conflitti», più che posto fine a guerre. L’accordo tra Thailandia e Cambogia era una di quelle che sembravano meno precarie.
Il conflitto – I due Paesi portano avanti da anni rivendicazioni territoriali contrastanti. Le situazioni di tensione lungo i confini sono cicliche e gli atti di violenza ricorrenti. Lo scorso luglio un conflitto durato cinque giorni aveva causato decine di morti e migliaia di sfollati. In quell’occasione Trump aveva minacciato di sospendere gli accordi commerciali tra i due paesi e gli Stati Uniti, spingendo per un’interruzione dei combattimenti.




