Torna la tensione a Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina. Tra sabato e domenica, a pochi metri dalla centrale nucleare a uso civile più grande d’Europa si sono verificate «potenti deflagrazioni»: almeno dodici, come riferisce l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) che dai primi di settembre ha almeno quattro rappresentanti sul posto. Il rischio di incidenti rimane alto. L’Aiea, per bocca del suo direttore generale Rafael Grossi, mette in guardia «chiunque vi sia dietro» di «fermarsi immediatamente. State giocando con il fuoco!». Kiev e Mosca si accusano reciprocamente e il conflitto va avanti in tutto il Paese.

La centrale nucleare di Zaporizhzhia (Ansa)

La centrale sotto attacco – Le dodici esplosioni sulla centrale non avrebbero colpito direttamente i sei reattori, che dall’estate sono spenti, e la radioattività nell’area sarebbe sotto controllo. Lo afferma l’Aiea, che spiega che le esplosioni hanno comunque causato «danni ad alcuni edifici, sistemi e attrezzature». Il direttore Grossi rilancia sulla proposta di creazione di una zona demilitarizzarla. L’Agenzia effettuerà a breve un’ispezione all’interno della centrale per valutare gli effetti degli attacchi.

Accuse reciproche – Grossi non si sbilancia sulla paternità dell’attacco. Per assenza di informazioni accurate e perché non rientra nel mandato della propria missione. Russia e Ucraina si scambiano invece accuse reciproche. Secondo il ministero della Difesa di Mosca, le forze ucraine avrebbero ripreso i bombardamenti sulla centrale, colpendola con 25 colpi di artiglieria, uno dei quali si sarebbe abbattuto sul tetto dell’edificio speciale numero due, dove è stoccato il combustibile nucleare. Per Kiev invece la responsabilità è tutta russa. Zelensky, in un video pubblicato su Facebook, ha inoltre accusato la Russia di aver «bombardato ieri l’est dell’Ucraina per 400 volte». L’unica cosa certa è che, dopo settimane di tregua, tornano i combattimenti intorno a Zaporizhzhia e con loro il rischio di un incidente nucleare.

Importanza strategica – Conquistato i primi giorni di marzo e dichiarato proprietà russa da Vladimir Putin il sei ottobre scorso, il sito nucleare lungo la sponda sinistra del fiume Dnepr è stato uno dei primi obiettivi di Mosca per motivi strategici ed energetici. La centrale controllata dalla società nazionale ucraina Nnegc Energoatom è la più grande in Europa e la nona al mondo. In tempi normali produce elettricità per il 20% degli ucraini. Controllarla significa anche poter privare il Paese della sua fonte energetica principale, un ulteriore pezzo del puzzle di attacchi con cui Putin nelle ultime settimane sta lasciando al freddo e al buio i cittadini ucraini. Il sito torna al centro dei combattimenti anche perché, dopo la ritirata russa da Kherson, le truppe si stanno avvicinando alla zona. Per questo Mosca sfrutta Zaporizhzhia anche come base militare. Dentro la centrale, secondo il Wall Street Journal, i servizi segreti russi (Fsb) avrebbero organizzato una prigione: sarebbero tenuti in ostaggio molti tecnici, tra cui fino a poco tempo fa anche il direttore della centrale Ihor Murashov.

Lo stato del conflitto – Le nuove tensioni a Zaporizhzhia arrivano in un momento delicato del conflitto, qualche giorno dopo l’incidente sfiorato dei missili in Polonia (poi scoperti essere ucraini) e con i russi in ritirata. Continuano incessanti i bombardamenti su tutta l’Ucraina, con gravi danni a centrali elettriche e il 50% del Paese senza elettricità. Con notti in cui il termometro inizia a toccare i venti gradi sotto lo zero. Secondo l’Onu sono 7,8 milioni gli ucraini ad aver lasciato il Paese, mentre dall’inizio dell’invasione sarebbero 8300 i civili uccisi, di cui 437 bambini, secondo i dati diffusi dal procuratore ucraino, Andriy Kostin. Mosca non sembra volersi fermare: il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov continua a ribadire che «la Russia vuole raggiungere i propri obiettivi». Da Kherson, liberata solo dieci giorni fa, arriva la notizia di nuovi bombardamenti russi.