Corno d’Africa di nuovo nella bufera. Non solo le situazioni interne di Etiopia e Sudan – rispettivamente alle prese con una guerra civile e un recente colpo di stato -, ma anche gli scontri al confine tra questi due Paesi preoccupano la comunità internazionale. Secondo quanto riportato da Reuters, poi confermato da militari d’alto rango al Sudan Tribune, il 27 novembre forze militari etiopi hanno attaccato il confine con il Sudan per intimidire i contadini locali e ostacolare la buona riuscita della stagione di raccolta. Sarebbero almeno 6 le vittime tra i militari sudanesi, incaricate di garantire la sicurezza degli agricoltori nella zona di al-Fashaqa contesa tra i due Paesi, e 21 quelle etiopi. Il Sudan Tribune ha scritto che le forze etiopi e della milizia Amhara – che sostiene Addis Abeba – sarebbero penetrate 17 chilometri dentro il territorio sudanese, ingaggiando scontri a est dei villaggi di Umm Disa e Barakat Noreen, non lontano dall’insediamento etiope di Malkamo. I combattimenti si sarebbero verificati con armi pesanti e sarebbero proseguiti fino a mezzogiorno di sabato. Il conflitto è scoppiato nuovamente nel novembre del 2020: da quel momento circa 90 militari sudanesi sono morti.
Accuse respinte – Secondo quanto dichiarato dal capo dell’esercito etiope Birhanu Jula, l’Etiopia non avrebbe avuto alcun motivo per attaccare il Sudan. Senza contare, ha aggiunto Jula, che al momento tutte le forze etiopi sono impegnato nel conflitto interno contro il Fronte di liberazione popolare del Tigrai (Tplf), quindi non sarebbero nemmeno in grado di affrontare altri nemici. Il capo dell’esercito ha auspicato che le tensioni possano essere risolte pacificamente attraverso il dialogo. Nonostante le dichiarazioni, più di un dubbio rimane. Sebbene abbia riconosciuto la “Fashqa” sudanese e altre terre di confine, l’Etiopia ritiene che il Sudan non abbia diritto su di esse per “ragioni demografiche”, dal momento che la maggior parte dei suoi residenti proviene dalle tribù Amhara, che sono etiopi.
Il confine – Il confine tra Sudan ed Etiopia è lungo circa 1600 chilometri ed è diviso in 3 regioni: la Lesser Fashqa, la Greater Fashqa e le regioni meridionali. La zona è contesa anche perché molto fertile, trovandosi situata tra tre fiumi, ovvero Setit, Atbara e Baslam. A seguito di operazioni militari, il Sudan ha riconquistato il 92% di queste terre 25 anni dopo che il suo esercito si era ritirato l’ultima volta. Il comandante delle forze sudanesi, Abdel Fattah Al-Burhan, aveva promesso che il Paese avrebbe tentato di recuperare le zone contese attraverso la diplomazia, non con la forza: le cose sono andate diversamente. Il confine tra i due Stati africani fu tracciato nel 1902 a seguito di un accordo tra il Regno Unito, di cui il Sudan era una colonia, e l’Etiopia. Khartum ritiene suoi i territori, ma in passato ha comunque lasciato che gli agricoltori dell’Amhara, pagando una tassa, vivessero e lavorassero nella zona. Gli ultimi colloqui tra i due Paesi si sono tenuti il 29 maggio 2020, ad Addis Abeba.