Dall’1 agosto il nuovo direttore generale dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) delle Nazioni Unite sarà un cinese, Qu Dongyu. È la prima volta nella storia dell’ente che l’esponente di un Paese comunista ottiene – e con una maggioranza consistente – il titolo, battendo i candidati dell’Ue e degli Usa. Una vittoria che segna «il riconoscimento delle sue capacità e l’apprezzamento per l’impegno della Cina nel multilateralismo e nello sviluppo globale, così come i risultati ottenuti dalla Cina nello sviluppo agricolo e rurale. E la Cina lo apprezza», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang.

Il voto – L’ombra della Cina sul continente africano sarà così sempre più presente, e lo sarà fino al 2023. Le elezioni a scrutinio segreto si sono svolte durante la giornata di ieri, 23 giugno, nella sede romana sull’Aventina nel corso della 41esima sessione della Conferenza della FAO. A eleggere Qu, attuale vice ministro dell’Agricoltura e degli Affari Rurali della Cina e ora nono direttore generale, sono stati 108 rappresentanti degli Stati che fanno parte dell’Organizzazione. Al secondo posto con 71 voti la candidata francese (per l’Ue) Catherine Geslain-Lanéelle, mentre al terzo con sole 12 preferenze il georgiano Davit Kirvalidze. Solo un Paese si è astenuto dall’elezione.

Il profilo – «Saremo neutri e imparziali, è una vittoria storica», ha commentato Qu Dongyu dopo l’elezione. Sposato con una figlia, il 56enne, nato nell’ottobre del 1963 in un villaggio della provincia cinese dell’Hunan (la stessa che ha dato i natali a Mao Tse-tung) è biologo e da sempre, come si legge sul suo curriculum: «Capisce profondamente i desideri dello sviluppo delle aree rurali e le aspirazioni degli agricoltori per una vita migliore». I suoi buoni propositi dovranno quindi cercare di combattere le difficoltà presenti nel fascicolo “fame nel mondo” che, secondo i programmi, dovrebbe essere annullata per il 2030. Una vittoria importante per Qu, primo rappresentante del suo Paese alla Fao e un segnale per le Nazioni Unite, che dal 1975 non vedono una direzione generale europea. Qu infatti succederà al brasiliano Jose Graziano da Silva, mentre negli anni precedenti ci furono un direttore generale del Libano e uno del Senegal.

Il rapporto con l’Africa – La vincita di Qu è significativa per ciò che rappresenta la Cina nel Paese africano e nello scacchiere internazionale. I molti voti ottenuti dal candidato sono infatti lo specchio della volontà dell’Africa. Tutto il continente (suddiviso in circa una cinquantina di rappresentanti) ha infatti sostenuto Qu. La risposta positiva è da leggere negli interessi economici (e nelle promesse) già esistenti tra i due Paesi. Il progetto della Belt and Road, per esempio, che ha l’obiettivo di creare nuove rotte commerciali e infrastrutturali fra Eurasia e Africa Orientale. Ma non solo: gli accordi tra Pechino e Africa infatti, secondo l’agenzia di stampa cinese Xinhua, sfiorano i cento miliardi di dollari di volume complessivo e nel 2018 la Cina si è posizionata per il nono anno di fila miglior partner commerciale del “continente nero”. Gli oltre 30mila km di autostrade, i 20mila megawatt di generazione d’energia e i circa 900mila posti di lavoro promessi sono “piccoli” dettagli che probabilmente hanno influenzato la candidatura di Qu.

Le reazioni – La prima donna in corsa alla FAO, Geslain-Lanéelle, deve accettare un’amara sconfitta. Il titolo sembrava infatti già nelle sue mani dopo gli incontri di Washington dello scorso 15 maggio, in cui la candidata per l’Ue aveva anche trovato un possibile punto d’incontro con gli Stati Uniti sul dibattuto dossier degli Organismi geneticamente modificati (Ogm). Un punto di domanda resta davanti a chi potrebbe aver votato l’Italia, se a favore dell’Unione Europea o a favore degli interessanti accordi economici con la Cina per la Via della Seta. Al momento tutto tace, ma il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, si è detto soddisfatto del risultato ribadendo che «il rapporto di amicizia che lega Italia e Cina, consolidato da relazioni durature e rinvigorito in maniera più che proficua dai recenti accordi bilaterali in materia di scambi commerciali, export, agroalimentare e turismo, troverà senz’altro nuova linfa». Il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi ha invece commentato via tweet: «L’Italia vuole lavorare insieme per attivare subito il polo romano Onu dell’alimentazione».