L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è sotto interrogatorio in stato di fermo presso i locali della polizia giudiziaria di Nanterre, alle porte di Parigi. A darne la notizia nelle prime ore del mattino di martedì 20 marzo è stato il quotidiano Le Monde. Sarkozy, 63 anni, è coinvolto nell’inchiesta della magistratura per i presunti finanziamenti libici alla campagna elettorale del 2007. Secondo le norme transalpine, la polizia giudiziaria può trattenere l’ex presidente fino ad un massimo di 48 ore, dopodiché potrebbe essere sentito da un magistrato e posto formalmente sotto indagine.

Nicolas Sarkozy e Muammar Gheddafi in un incontro all’Eliseo del 2007 (EPA/MAYA VIDON)

L’indagine – E’ la prima volta che Sarkozy viene sentito dagli inquirenti dal momento dell’apertura dell’inchiesta nel 2013. Le indagini riguardano un presunto flusso di finanziamenti alla campagna dell’ex leader dell’Ump (il principale partito conservatore francese) dall’allora dittatore libico Muammar Gheddafi. A parlare per primo di “bustarelle” libiche, che ammonterebbero ad un totale di 5 milioni di euro, era stato nel maggio 2012 il sito francese Mediapart. Da quel momento, scrive ora Le Monde, «le indagini dei magistrati sono molto progredite, rafforzando i sospetti che pesano sulla campagna dell’ex capo dello Stato». Sarkozy, che per il momento non ha avuto modo di rilasciare commenti sul fermo, vinse le elezioni presidenziali del maggio 2007 battendo al secondo turno la rivale Ségolène Royal con il 53,06 % dei voti. Dopo essere stato sconfitto cinque anni dopo dal socialista François Hollande, Sarko ha tentato nell’autunno 2016 un ritorno alla ribalta politica candidandosi, senza fortuna, alle primarie del partito di centrodestra dei Républicains per le presidenziali 2017, poi vinte da Emmanuel Macron.

Testimonianze pesanti – A imprimere una svolta alle indagini sul caso sembra essere stata una testimonianza acquisita dagli inquirenti proprio nel corso della campagna elettorale per le primarie dei Républicains: nel novembre 2016 il faccendiere franco-libanese Ziad Takieddine dichiarò di avere trasportato 5 milioni di euro in contanti da Tripoli a Parigi tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 per poi consegnarli a Claude Guéant, tra i fedelissimi dell’ex presidente, e quindi allo stesso SarkozyLa testimonianza dell’uomo risultò poi in linea con quella resa nel settembre 2012 dall’ex direttore dell’intelligence militare libica, Abdallah Senoussi, dinanzi alla procura generale del Consiglio nazionale di transizione libico. Fonti vicine al dossier citate dall’Ansa parlano ora di «indizi gravi e concordanti» ai danni dell’ex capo di Stato.

Ciclone politico – Nel corso della mattinata si è poi appreso che un altro ex fedelissimo di Nicolas Sarkozy, Brice Hortefeux, è stato interrogato nel quadro delle indagini: l’ex ministro dell’Agricoltura sarebbe tuttavia stato sentito in libera audizione e non si troverebbe al contrario di Sarkozy in stato di fermo.  Ai microfoni dei giornalisti, il premier francese Edouard Philippe – che proviene dal partito dei Républicains – ha detto di non voler rilasciare «alcun commento» sul fermo dell’ex presidente, ma ha evocato una «relazione intrisa di rispetto».

Accuse dall’Italia – Tra i primi ad esprimersi sul fermo di Sarkozy, dall’Italia, è invece l’ex presidente della commissione Esteri della Camera Fabrizio Cicchitto, oggi parlamentare di Civica Popolare, secondo il quale esso «avvalora la tesi secondo cui egli abbia insistito a suo tempo a fare la guerra in Libia (l’intervento militare del 2011 a guida francese, ndr) allo scopo di eliminare Gheddafi e le tracce dei finanziamenti». «Allora – afferma ancora Cicchitto – Sarkozy trascinò con sè in primo luogo gli Stati Uniti e l’Inghilterra  e poi l’Italia, che nell’aprile 2011 diede il via libera ai bombardamenti».