All’Ucraina servono 135,7 miliardi nei prossimi due anni, 83,4 dei quali per esigenze militari. Dove trovarli è il nodo al centro delle discussioni dei Paesi dell’Unione europea. Ue che si farebbe carico di due terzi del fardello, ovvero 90 miliardi. Ma non è tanto la quantità a far discutere, sebbene sia stata rivalutata in difetto rispetto ai 140 miliardi inizialmente prospettati. Il punto è come trovare tutti questi soldi. Due ipotesi, presentate ieri dalla Commissione presieduta da Ursula von der Leyen, sono sul tavolo: una è di fatto impraticabile perché servirebbe un voto unanime del Consiglio europeo, l’altra vede lo scetticismo di due attori fondamentali sulla scena, la Banca centrale europea e il Belgio. Decisiva dovrebbe essere la riunione del 18 dicembre del Consiglio europeo in cui i leader sono chiamati ad esprimersi.
Prima opzione – Una soluzione sarebbe l’emissione di titoli di debito comune, facendo leva sulla stabilità del bilancio europeo. Queste risorse coprirebbero così il prestito all’Ucraina. Ma, per una operazione del genere, servirebbe l’unanimità dei ventisette Stati membri dell’Ue perché si andrebbe a toccare direttamente il bilancio. Ed è già nota la netta contrarietà dell’Ungheria di Viktor Orbán. L’Italia, anche lei perplessa, dovrebbe garantire in questo caso fino a 12 miliardi dei 90 da prestare all’Ucraina.
Seconda opzione – Von der Leyen punta su un altro scenario, comunque scivoloso sul piano formale e sostanziale. La presidente della Commissione propone di usare gli asset russi congelati per via delle sanzioni poste dall’Ue ai danni di Putin. Sono in tutto 209,2 miliardi di immobilizzazioni della Banca centrale russa disseminate in istituti finanziari europei, titoli giunti a maturazione e diventati liquidità. L’88 per cento di questi capitali sono stati depositati in Belgio, in particolare 185 miliardi nella società belga Euroclear. Sarebbe quindi Euroclear a prestare all’Ue i soldi da trasferire poi all’Ucraina, chiamata a restituirli a fine conflitto con le eventuali e allo stato ipotetiche riparazioni di guerra del Cremlino. Questo presupporrebbe il fatto che l’esercito di Zelensky vinca e che le sanzioni siano prorogate di sei mesi in sei mesi fino a quando Mosca non ripagherà l’Ucraina. Secondo Von der Leyen questa soluzione potrebbe essere approvata anche non all’unanimità, sfruttando l’articolo 122 del Trattato. La norma riguarda le situazioni emergenziali, come la difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, nel settore dell’energia in particolare, per cui è prevista la maggioranza qualificata.
Le critiche – Il Belgio teme che con un meccanismo simile potrebbe esporsi alla bancarotta, se dovesse restituire i soldi alla Russia. Il premier Bart de Wever si è già detto «insoddisfatto» delle rassicurazioni avuto da Ursula von der Leyen. La quale, per venire incontro al Belgio, ha in programma di utilizzare anche quei 25 miliardi di asset russi sparsi in Europa (Francia, Germania, Svezia e Cipro). È stato inoltre ridotto il valore del prestito all’Ucraina, appunto a 90 miliardi. Infine, i singoli Paesi membri dovranno fornire delle garanzie. In Italia a fare la voce grossa è la Lega. Il Carroccio, accusato di assumere spesso posizioni filorusse, ritiene che dovrebbe essere la Banca centrale europea ad assumersi l’onere di garantire il soccorso all’Ucraina. Ma la presidente della Bce Christine Lagarde ha già gelato la Commissione europea: «Se esiste un rischio di instabilità finanziaria è nostro dovere dirlo, così come dobbiamo verificare il rispetto del diritto internazionale. Quindi, che si aiuti l’Ucraina, ma senza aggirare il Trattato e l’imperativo della stabilità finanziaria». E già aleggia il rischio di ricorsi alla Corte di giustizia Ue contro il Piano von der Leyen




