Rivendicare morti inesistenti come un proprio successo. A questo si è ridotta la propaganda della Federazione Russa, il cui Ministero della Difesa ha diffuso la «fake news» per cui sarebbero stati colpiti e uccisi seicento ucraini raccolti in due edifici nella città di Kramatorsk. Una narrazione creata ad arte, che ha però una caratteristica: è falsa. Testimoni e inchieste giornalistiche rivelano infatti che due scuole (numero 28 e 47) sono state effettivamente bombardate, ma che nessun civile ha perso la vita in seguito all’attacco.
Il contesto
La guerra non ha risparmiato i giorni di festività celebrati in Occidente: missili russi hanno continuato a precipitare in terra ucraina persino a Natale e Capodanno; colpendo le centrali elettriche e gli snodi della rete idrica al fine di lasciare i nemici senza luce e acqua.
La speranza di Putin è quella di ottenere una resa. La certezza degli ucraini è quella di non cedere, continuare a resistere e organizzare una controffensiva.
Alla fine dell’anno, a tal riguardo, Kiev ha ottenuto un importante risultato sul campo. Un edificio civile, sito nella città di Makiivka, è stato centrato da missili ucraini, causando la morte delle centinaia di militari russi che vi erano concentrati (63 secondo Mosca; 400 per Kiev). Un disastro per la Federazione, che non ha tardato a vendicarsi.
La puntuale reazione, tuttavia, non si è giocata sul campo. O Meglio: non si è giocata solo sul campo, dove gli attacchi comunque non sono mai cessati. Il Cremlino si è mosso anche su un altro piano, quello della propaganda: le testimonianze dei presenti, le evidenze raccolte dell’inviato di «Repubblica» Daniela Ranieri, e le immagini fotografiche documentano infatti che dei missili si sono effettivamente abbattuti sugli gli edifici numero 28 e 47della città, senza però comportare il decesso di civili. In alter parole: Putin avrebbe messo in atto una vuota attività di propaganda, volta a far credere alla popolazione di aver inflitto un danno all’avversario, in realtà mai arrecato.
La propaganda
Se i missili lanciati su Kramatorsk non hanno causato morti, perché diffondere la bugia dei seicento deceduti?
È la stessa Kiev a porsi questa domanda, concludendo che il Ministero della Difesa di Putin ha diffuso la notizia di una finta strage al fine di riequilibrare sul piano propagandistico gli insuccessi militari e gli errori strategici, compresa la catastrofe di Makiivka.
Secondo Zelensky, sempre sul piano della comunicazione è da ricondurre anche la tregua di trentasei ore richiesta da Putin in occasione del Natale ortodosso (7 gennaio 2023). Un modo per far rifiatare le truppe, rimpinguare i rifornimenti e procedere con la guerra. Che continua a essere combattuta senza sosta, sul terreno di battaglia e su quello propagandistico.