Non si placa il movimento di protesta dei gilet gialli, che ha paralizzato il traffico autostradale in Francia nel weekend contro l’aumento del prezzo della benzina. La ribellione è stata ulteriormente incentivata nella mattina di questo lunedì 19 novembre, arrivando a bloccare anche diversi depositi di carburante. «Siamo pronti a bloccare le raffinerie e i depositi industriali per avere un impatto economico in modo che il governo risponda il più rapidamente possibile» ha dichiarato, all’emittente televisiva BFM, il portavoce del movimento, Benjamin Cauchy. L’intento è quello di aprire un tavolo di confronto con Emmanuel Macron, finora sordo ai richiami indiretti e diretti: «Chiediamo al presidente Macron di considerarci. Siamo tanti e vogliamo essere ricevuti all’Eliseo. Il dialogo deve cominciare», ha aggiunto un organizzatore del blocco di Roanne, nella Loira. Il leader francese fa finta di nulla, nonostante nei sondaggi il suo indice di gradimento sia sceso al 25%, la soglia più bassa da quando è al potere. Le uniche dichiarazioni ufficiali sono state finora delegate al primo ministro Edouard Philippe, che ha ribadito la volontà del governo di non cambiare linea.

Chi sono i gilet gialli – “Les Gilets Jaunes”, i gilet gialli, rappresentano un movimento apolitico nato mesi fa con una petizione online per protestare contro il progressivo aumento del costo dei carburanti. Ha preso il suo nome dai giubbetti retro-riflettenti che, per legge, devono essere indossati dagli autisti che scendono per strada dai propri veicoli. Una disposizione esistente anche in Italia. La loro rabbia è esplosa definitivamente nella giornata di sabato, quando quasi 300mila persone, distribuite in più di 2000 luoghi della Francia, hanno bloccato strade e autostrade, mandando in tilt il traffico e provando anche ad avvicinarsi all’Eliseo a Parigi, dove sono stati respinti dalla polizia con l’uso dei lacrimogeni. Domenica, seppur in numero minore, hanno proseguito la loro azione di boicottaggio dovuta alle misure che, da gennaio 2019, vedranno i prezzi del gasolio e della benzina crescere rispettivamente di 6,5 e 2,9 centesimi a litro. Costi peraltro già rincarati del 23% e del 15% nell’ultimo anno e mezzo. Il governo, dall’altra parte, sta conducendo una campagna ecologica volta a indirizzare la popolazione all’acquisto di veicoli elettrici o ibridi, a scapito di quelli più inquinanti a consumo tradizionale.

Gli scontri – La polizia ha finora fermato quasi 300 manifestanti, dei quali oltre la metà non è stata ancora rilasciata. L’enorme numero di feriti, circa 400, di cui solo una minima parte in gravi condizioni, sarebbe però dovuto al tentativo di numerosi automobilisti di forzare i posti di blocco nei quali si sono imbattuti. In Savoia, una manifestante di 63 anni, Chantal Mazet, è morta dopo essere stata investita da una donna che, mentre stava portando la figlia dal medico, spaventata dai gilet gialli che avevano accerchiato la sua auto, ha accelerato e travolto la malcapitata per sbaglio. Si tratta dell’unica situazione finora sfuggita di mano, sebbene anche lunedì mattina ci siano stati episodi simili a Calais, dove un camionista australiano e un automobilista inglese sono stati fermati per aver provocato diversi feriti.

Le rivendicazioni politiche – I gilet gialli professano la loro totale estraneità da qualsiasi matrice politica, ma diversi rappresentanti dell’opposizione stanno abbracciando la loro causa. Laurent Wauquiez, capo del partito conservatore Les Répubblicains, si è unito sabato nella protesta avvenuta nella capitale, mentre anche Marine Le Pen, la nota leader del partito populista Front National, ha espresso il proprio appoggio al “popolo centrale” non in grado di arrivare a fine mese, ma nemmeno povero a tal punto da poter accedere agli aiuti sociali. Anche nell’estrema sinistra però, Jean-Luc Mélenchon, capo de La France Insoumise, si è unito al grido unanime. Tutti i vari fronti stanno dimostrando la loro compattezza nel tentativo di far vacillare la posizione di Macron, che appare sempre più in bilico.