Hayat Boumediene all'aeroporto di Istanbul

Hayat Boumediene all’aeroporto di Istanbul

Altri complici, altri attentati, altra gente che sapeva. Dopo i tre giorni di terrore a Parigi, le indagini proseguono. Le domande aumentano, i dubbi si accumulano e si delinea sempre di più l’ombra di un’organizzazione intorno alle figure dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly. Lo ha confermato anche il premier francese Manuel Valls, che ha parlato di almeno sei persone coinvolte.

La fuga di Hayat – Subito dopo l’uccisione dei tre attentatori, le ricerche si erano indirizzate solo verso Hayat Boumediene, moglie di Coulibaly. Inizialmente si pensava fosse presente all’assalto dell’Hyper Cacher, si era anche ipotizzata la sua fuga in mezzo agli ostaggi. Ma la donna il 2 gennaio ha preso un volo Madrid-Istanbul, come hanno confermato le telecamere di sicurezza dell’aeroporto della capitale turca. Era accompagnata da Belhoucine Sabri, già noto ai servizi di sicurezza. Secondo il quotidiano francese Le Monde, la donna si troverebbe in Siria fin dall’8 gennaio e sarebbe stata aiutata da un gruppo organizzato afghano a lasciare la Francia. Il volo di ritorno era previsto per il 9 gennaio, ma il biglietto non è mai stato usato. La moglie di Coulibaly non era presente durante gli attentati, ma probabilmente sapeva, così come Sabri. E la polizia francese sta cercando un terzo complice, che sarebbe stato visto alla guida di una Mini Cooper intestata proprio a Boumediene.

Gli altri episodi – Ma ci sono anche altri fatti che spingono gli inquirenti a pensare a una rete ben organizzata. Mercoledì 7 gennaio un uomo è stato aggredito con una pistola automatica e pallottole compatibili con un’arma di Coulibaly. Il giorno successivo, dopo la sparatoria di Montrouge nella quale è morta una poliziotta, un’autobomba è esplosa nella periferia sud della capitale francese. Si pensa possa essere quella «macchina fatta esplodere a Parigi» di cui parla Coulibaly nel video di rivendicazione, pubblicato dopo la sua morte.

Il mistero dei filmati – Chi ha diffuso quel filmato? Questa è un’altra delle domande che ancora restano e che sembra un ulteriore indizio di una precisa pianificazione. Sia i fratelli Kouachi che l’assalitore del supermercato kosher parigino avevano delle go-pro, delle minivideocamere per riprendere in prima persona. Come ha raccontato un testimone, Coulibaly durante l’assedio ha più volte estratto la memoria della telecamera per lavorare alle immagini su un computer. Forse per inviarle a qualcuno.

L’arsenale dei terroristi – Armi d’assalto, esplosivi, munizioni: anche l’arsenale, ritrovato nella Citroen C3 usata dai fratelli Kouachi e nel covo del terzo attentatore, fa pensare a un sostegno esterno.

Federica Scutari