Mentre le strade delle città francesi sono paralizzate da giorni di scioperi e mobilitazioni, il Senato tira dritto e approva l’articolo chiave che alza l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Una scelta destinata a infuocare le proteste che solo lo scorso sette marzo hanno portato in piazza più di un milione di persone. Il governo intende procedere spedito verso quello che la premier Élisabeth Borne definisce «un progetto di giustizia» che avvicinerebbe la Francia alle medie europee (che si attestano sui 64,4 anni per gli uomini e 63,4 per le donne). I sindacati, sul piede di guerra, hanno già annunciato due diverse manifestazioni, di cui la prima sabato.

Elisabeth Borne, primo ministro francese (Ansa)

La riforma – Con 201 voti favorevoli e 115 contrari, poco dopo la mezzanotte di mercoledì otto marzo il Senato ha dato il via libera all’articolo 7 della tanto contestata riforma pensionistica che alza di due anni e porta a 64 l’età in cui in Francia sarà possibile andare in pensione. Salvaguardati solo i lavori usuranti e le “carriere lunghe”. Nei piani del governo, l’età legale di pensionamento verrà innalzata al ritmo di un trimestre all’anno, dal primo settembre 2023 fino al 2030. Per ottenere inoltre una pensione a tasso pieno e senza sconto, il periodo contributivo richiesto aumenterà dagli attuali 42 anni a 43 entro il 2027, tre mesi all’anno. Per superare le ostruzioni in Aula, la maggioranza ha scelto di far ricorso a un articolo del regolamento parlamentare, la cosiddetta tagliola, che velocizza l’iter legislativo e impoverisce il dibattito, scatenando le proteste delle opposizioni.

L’iter e la posizione del governo – L’iter va avanti. Il primo tempo dovrebbe concludersi entro domenica, quando il Senato dovrà esprimersi anche sui restanti articoli della riforma. Dopo un passaggio in una commissione paritetica composta da sette senatori e altrettanti deputati, la palla passerà all’Assemblea nazionale. Il progetto dovrà chiudersi entro il 26 marzo, perché il governo ha optato per uno strumento legislativo straordinario che pone un tempo limite all’approvazione del provvedimento, superato il quale potrà essere adottato per decreto. Quello presentato lo scorso 10 gennaio è per la premier Borne un progetto per «salvaguardare l’equilibrio del sistema di pensionamento» con lo scopo di risparmiare 20 miliardi di euro e non lasciare accumulare deficit derivante dallo squilibrio tra il numero dei pensionati e quello dei lavoratori. Il governo, senza una maggioranza chiara in parlamento, punta sul voto dei Repubblicani. Quella del sistema pensionistico è per Emmanuel Macron la «madre di tutte le riforme». Dopo aver archiviato una prima proposta a causa dei gilet gialli e della pandemia, il capo dello Stato ci riprova, con lo spettro del governo di Alain Juppé, che negli anni Novanta si dimise per le polemiche su un progetto di riforma simile e finì per spingere l’allora presidente Chirac a sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni.

Proteste in Francia contro la riforma delle pensioni, 7 marzo (Ansa)

Le proteste, tra palazzo e piazza – Le opposizioni annunciano barricate, con la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon e l’estrema destra di Marine Le Pen pronte a intestarsi la leadership delle proteste. «Il tuo nome sarà per sempre legato a una riforma che ci riporterà indietro di quasi 40 anni», le parole con cui la socialista Monique Lubin ha attaccato il ministro del Lavoro Oliver Dussopt, ma è la piazza il luogo più rumoroso delle proteste che stanno paralizzando il Paese. Dai lavoratori del Louvre a quelli dei trasporti, dalla raccolta dei rifiuti all’approvvigionamento energetico, sono tante le categorie che hanno risposto all’appello del sindacato CGT, il più radicale, di «mettere in ginocchio l’economia francese» fino a quando la riforma non verrà ritirata. Secondo le rappresentanze dei lavoratori, quella dello scorso sette marzo è stata una “mobilitazione storica, la più importante in Francia degli ultimi 40 anni”: 3,5 milioni di partecipanti e 700 mila a Parigi secondo la CGT, 1,3 milioni in tutto il Paese e 81 mila nella capitale per il ministero dell’Interno. Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano Les Echos, sei francesi su dieci sono d’accordo con una riforma del sistema pensionistico ma non con quella proposta da Macron. Nel weekend sono attese in tutto il Paese altre grandi manifestazioni.

Il confronto con gli altri Paesi – Uno degli obiettivi della proposta di legge è quello di avvicinare l’età pensionabile francese agli standard europei, dove si va in pensione mediamente a 64,4 anni per gli uomini e 63,4 per le donne. Tra i Paesi in cui si può smettere di lavorare prima, insieme alla Francia, ci sono la Svezia (61 anni) e la Slovacchia (62). Al polo opposto della classifica Grecia e Italia, due Paesi dallo status macroeconomico instabile e con un’età media pensionabile più elevata. In Italia quello delle pensioni è un tema ricorrente nel dibattito politico e nelle raccomandazioni della Commissione europea. Dopo la parentesi di Quota 100, oggi la soglia è fissata a 66 anni e sette mesi, tranne che per le donne del settore privato per le quali è previsto un requisito anagrafico di 65 anni e 7 mesi.