Il primo ministro francese Gabriel Attal (34 anni) interviene al Senato durante il dibattito sulla riforma del testo costituzionale (foto Ansa)

Una svolta storica. La Francia è pronta a inserire il diritto all’aborto nella Costituzione: sarebbe il primo Paese a farlo. Per la conferma definitiva bisognerà attendere fino al 4 marzo, quando il Congresso si riunirà a Versailles in seduta plenaria per emettere il voto definitivo. L’esito, però, sembra abbastanza scontato, dato che sia l’Assemblea nazionale che il Senato hanno già dato il via libera. L’interruzione volontaria della gravidanza, depenalizzata in Francia nel novembre del 1975, diventerà, quindi, una «libertà garantita alla donna», come si legge nel testo.

Maggioranza schiacciante – L’iter per proteggere costituzionalmente il diritto all’aborto era iniziato a novembre 2022, a pochi mesi dalla decisione della Corte suprema degli Stati Uniti di revocare lo stesso diritto a livello federale delegandolo ai singoli Stati. La prima proposta di legge, presentata da Mathilde Panot, deputata di La France Insoumise (un partito di sinistra), prevedeva di inserire nella Costituzione il «diritto all’interruzione volontaria di gravidanza». Nel febbraio 2023 il passaggio in Senato ha smussato questa parte del testo sostituendo a «diritto» la parola «libertà». La stessa promotrice della legge ha poi però pressato il governo per portare avanti una propria proposta, così da evitare il passaggio di un referendum. Nel novembre 2023 è arrivata quindi l’iniziativa del presidente Emmanuel Macron con questo testo: «La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza». La legge è stata approvata a fine gennaio dall’Assemblea nazionale e definitivamente dal Senato il 28 febbraio con 267 voti favorevoli e solo 50 contrari. Un esito non scontato, visto che la maggioranza dei senatori è di area conservatrice. Il punto più contestato è stato proprio l’aggettivo «garantita», considerato dagli oppositori un ostacolo all’obiezione di coscienza.

La revisione costituzionale in Francia – L’introduzione del diritto all’aborto nel testo della suprema legge francese sarebbe la venticinquesima revisione della Costituzione, promulgata nel 1958, e la prima dal 2008. Il processo di revisione costituzionale in Francia prevede, come primo passo, l’approvazione dell’identico testo da parte di Assemblea nazionale e Senato. Successivamente, se la proposta di modifica è di origine parlamentare è previsto un referendum popolare; se, invece, la revisione è di iniziativa presidenziale è richiesto un nuovo voto da parte del Parlamento riunito in seduta comune, con i tre quinti di voti favorevoli come soglia da superare per modificare la Costituzione.

Un messaggio internazionale – Come riportato dall’associazione Osez le féminisme, nel mondo sono ancora 47mila le donne che muoiono a causa dell’aborto clandestino. È anche per questo che, in attesa della conferma del Congresso il 4 marzo, il voto del Senato francese manda un messaggio che travalica i confini nazionali. «Saremo il primo Paese al mondo a sancire nella Costituzione la libertà delle donne di controllare il proprio corpo. Questo voto ribadisce sostanzialmente a chi non lo sa ancora che le donne nel nostro Paese sono libere», ha dichiarato il ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti. Dall’altra parte è arrivata la reazione del presidente neogollista del Senato Gerard Larcher che ha attaccato: «La Costituzione non è un catalogo dei diritti sociali».