La condanna a tre anni di carcere, di cui uno con braccialetto elettronico, pende sulla testa dell’ex presidente francese (2007-2012) Nicolas Sarkozy. Solo il ricorso in Cassazione ora separa Sarkò dall’umiliante primato degli arresti domiciliari per un ex inquilino dell’Eliseo.
L’accusa – Corruzione di un giudice della Corte di Cassazione e traffico di influenze. La Corte d’Appello di Parigi ha condannato l’ex leader della destra francese a tre anni di reclusione, di cui due con la condizionale e uno ai domiciliari con il braccialetto elettronico. All’uscita dall’aula, i suoi avvocati hanno annunciato il ricorso in Cassazione contro la pena, parlando di «sentenza assurda». Sarkozy, 68 anni, sarebbe colpevole di aver corrotto il magistrato Gilbert Azibert, all’epoca giudice generale della Corte di Cassazione, per ottenere informazioni giudiziarie che lo riguardavano in cambio di una promessa mai mantenuta: un incarico di rilievo nel Principato di Monaco. A fare da mediatore tra i due, lo storico avvocato di Sarkozy Thierry Herzog. Un «patto di corruzione» che ha portato alla medesima condanna tanto Herzog, per tre anni rimosso dalla professione, che l’ex magistrato Azibert.
Lo scandalo – L’«affaire delle intercettazioni», come è stato definito, è nato per caso. A fine 2013 gli inquirenti stavano indagando sui sospetti finanziamenti libici per la campagna presidenziale di Sarkozy del 2007. Per le indagini furono messi sotto controllo due telefoni dell’ex presidente. Presto si scoprì l’esistenza di una terza utenza riconducibile a Sarkò ma nascista sotto lo pseudonimo di Paul Bismuth, vecchio compagno di classe dell’avvocato Herzog. Le intercettazioni rivelarono che l’ex leader neogollista usava questo dispositivo esclusivamente per sapere tutto sulle indagini che lo riguardavano. «Lo farò salire», «Lo aiuterò» si sente dire da Sarkozy a Herzog, riferendosi alla promessa di promozione per Azibert. Attraverso questo telefono i due si scambiavano informazioni ed entravano in contatto. Ad aggravare i fatti, secondo la Corte, è la responsabilità di un ex capo dello Stato che dovrebbe invece essere «garante dell’indipendenza e dell’autorità giudiziaria».
I finanziamenti per le campagne elettorali – L’ex inquilino del’Eliseo è tuttora sotto indagine anche per altre inchieste. La più importante è proprio quella che riguarda i presunti finanziamenti dalla Libia nel corso delle campagne elettorali. Nei giorni scorsi la Procura nazionale finanziaria ha chiesto il processo per i soldi che sarebbero stati versati da Muammar Gheddafi nel 2007, quando Sarkozy conquistò l’Eliseo. L’autunno prossimo invece Sarkò dovrà affrontare il giudizio di seconda istanza su sospetti finanziamenti illegali per la campagna del 2012, che perse contro il socialista François Hollande. In questo caso l’accusa è di aver superato la soglia legale per il finanziamento delle attività di campagna.