Per il momento il risarcimento spetterà a 15 famiglie, ma la speranza è che, a breve, toccherà a molti altri. Questo il risultato delle prime cause legali avviate nel 2018 contro alcune grosse aziende giapponesi a causa degli anni di lavoro forzato in Corea avvenuti a cavallo delle due guerre mondiali, quando Seul avevo lo status di protettorato nipponico. Già nel 2015 le parti raggiunsero un accordo per risolvere la questione, con le scuse del governo di Tokyo e la formazione di un fondo di 1 miliardo di yen per i sopravvissuti.
Il contesto storico – A partire dal 1905 la Corea diventò un protettorato giapponese e dal 1910 a tutti gli effetti una colonia dell’impero nipponico. Il dominio di Tokyo terminò soltanto con la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945. Da una stima fatta dal governo di Seul furono circa 780mila i coreani costretti ai lavori forzati durante i 35 anni di occupazione giapponese, non tenendo conto delle donne costrette alla schiavitù sessuale. La speranza dei due governi è quella di riavvicinare le parti dopo le tensioni che si protraggono da quasi un secolo a questa parte.

Il tavolo delle trattative tra Giappone e Corea del Sud – Fonte Wikimedia Commons
Il piano – Nel 2018 la Corte suprema di Seul ordinò ad alcune industrie giapponesi (tra cui Mitsubishi e Nippon Steel) di pagari diversi risarcimenti agli eredi di alcuni operai costretti ai lavori forzati durante gli anni dell’occupazione nipponica in Corea. La sentenza, portata avanti grazie a un fondo alimentato da donazioni provenienti da privati, è stata solo oggi accolta dal governo di Tokyo e prevede che una fondazione locale accetti le donazioni delle principali aziende sudcoreane – che hanno beneficiato del pacchetto di riparazioni del 1965 da parte del Giappone – per risarcire le vittime. In cambio, la Corea del Sud ha deciso di ritirare la denuncia fatta nel 2019 al WTO (l’Organizzazione mondiale del commercio) per porre dei limiti all’export giapponese.
L’accordo precedente – Per il governo di Tokyo un trattato risalente al 1965 – che all’epoca ha visto i due Paesi ripristinare le relazioni diplomatiche con un pacchetto di riparazioni di circa 800 milioni di dollari – avrebbe già chiarito tutte le diatribe tra i due Paesi relativamente al periodo coloniale. Quantomeno fino alla sentenza del 2018, che avrebbe riaperto il caso e inasprito nuovamente i rapporti tra le due Nazioni. «Il governo di Tokyo valuta le misure annunciate oggi dal governo sudcoreano come uno sforzo per ripristinare sani legami Giappone-Corea del Sud dopo che si sono trovati in una situazione molto grave a causa della sentenza del 2018», questo il commento di Yoshimasa Hayashi, ministro degli esteri giapponese.
Le parole degli USA – Non ha tardato ad arrivare anche il commento degli Stati Uniti, molto interessati alle vicende tra due dei loro principali alleati sul fronte asiatico, affidato alle parole del segretario di Stato Antony Blinken: «Accogliamo con favore gli storici annunci odierni da parte dei governi della Repubblica di Corea e del Giappone sulla conclusione delle discussioni relative a delicate questioni storiche. Siamo ispirati dal loro lavoro», si legge in una nota pubblicata su Twitter.
We welcome today's historic announcements by the Republic of Korea and Japanese governments regarding the conclusion of their bilateral discussions. The ROK and Japan are two of our most important allies, and we are inspired by their work.
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) March 6, 2023