L’Unione europea deve cbiedere all’unanimità una serie di pause umanitaria in Medio Oriente. È quanto ha affermato questa mattina, 11 dicembre, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, a margine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles. Gli Stati membri dell’Ue devono «concordare non una richiesta di cessate il fuoco» nella Striscia di Gaza, «perché non è ritenuta appropriata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ma di una serie di pause» nella guerra, «per rendere meno terribile la situazione dal punto di vista umanitario». E’ una proposta che ha l’obiettivo di superare il veto americano che sta bloccando ogni iniziativa in questo senso del massimo organismo delle Nazioni Unite.

Sanzioni contro Hamas – Prima dell’inizio del Consiglio, Borrell ha ricevuto l’appoggio della proposta di creare «un regime sanzionatorio contro i dirigenti di Hamas in solidarietà ad Israele e per contrastare le operazioni terroristi che del gruppo» dei ministri degli Esteri di Italia, Francia e Germania tramite una lettera congiunta. Antonio Tajani, Catherine Colonna e Annalena Baerbock si sono mostrati favorevoli alla «proposta che dovrebbe permettere all’Ue di colpire i membri di Hamas, i gruppi affiliati e i sostenitori delle sue attività destabilizzanti. La rapida adozione di questo regime sanzionatorio – si legge nella lettera – ci permetterà di mandare un forte messaggio politico sull’impegno dell’Ue contro Hamas e la nostra solidarietà con Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre».

L’Onu chiama al voto – Il tutto, mentre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha convocato per domani, 12 dicembre, una riunione d’emergenza col proposito di votare una bozza di risoluzione che chiede un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza. Un voto non vincolante, visto che non si può opporre il veto (cosa invece possibile ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza), ma comunque utile a capire la posizione dei Paesi sulla guerra tra Israele e Hamas. La riunione si farà anche a fronte del ritrovamento di cariche esplosive, kalashnikov e un lanciarazzi Rpg da parte dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jabalia (Gaza). Il rinvenimento delle armi dentro sacchi dell’Unrwa – agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi – confermerebbe, sostiene Gerusalemme,  l’utilizzazione sistematica da parte dell’ala militare di Hamas di strutture civili e di organizzazioni umanitarie.

Apre il valico di Kerem Shalom – Nonostante il ritrovamento, Israele apre ad altri passaggi per far arrivare aiuti umanitari. Oltre a passare dal valico di Rafah, cibo, acqua potabile e medicine potranno arrivare nella Striscia di Gaza anche attraverso quello di Kerem Shalom, situato al confine con l’Egitto. «Abbiamo aumentato la nostra capacità di ispezionare gli aiuti consegnati alla Striscia di Gaza. Kerem Shalom sarà aperto, quindi il numero di ispezioni raddoppierà», ha riferito con una nota il Cogat, l’Ufficio per il coordinamento del governo di Israele nei territori palestinesi.

Israele smentisce le accuse – Soccorsi ancora più necessari, dato che la popolazione palestinese non sembra potersi spostare dalla Striscia. A riferirlo il portavoce del premier Benyamin Netanyahu, Eylon Levy, definendo «accuse scandalose e false» quelle per cui Israele avrebbe un piano per spostare la popolazione palestinese di Gaza fuori dalla Striscia. Accuse mosse dal ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi nel suo intervento a Doha, che aveva parlato di «sforzo sistematico di Israele di svuotare Gaza della sua gente».