Quest’anno il qateyef non si troverà per le strade di Gaza. Il dolce fatto con nocciole e noci, tipico del Ramadan, non si potrà cucinare perché nella Striscia manca lo zucchero. Manca tutto in realtà: cibo, acqua, medicine. Gli Stati Uniti hanno fatto salpare la nave militare General Frank S. Besson con il compito di costruire un molo temporaneo a Gaza per consentire l’accesso di aiuti umanitari. A Gerusalemme, sulla Spianate delle Moschee, la tensione rimane altissima nelle prime ore del mese sacro per i musulmani e la polizia israeliana è schierata in massa.
Il Ramadan – Fino al 9 aprile i musulmani di tutto il mondo dovranno digiunare dall’alba al tramonto. È il loro mese sacro, aspettato come il Natale per i cristiani. Il Ramadan è il nono mese del calendario islamico in cui i credenti devono dimostrare il loro autocontrollo attraverso il digiuno e l’astinenza, per amore di Allah e per rispetto per i poveri. Durante il giorno non si mangia. Dopo il tramonto, i fedeli si riuniscono nelle moschee e le strade si affollano di cibo che si può mangiare fino all’alba. Non digiunano i bambini, i malati, e le persone più a rischio come le donne incinte. Nella Striscia di Gaza la guerra con Israele va avanti dal 7 ottobre, ma il Ramadan è iniziato lo stesso. Il luogo più sacro del Ramadan in Medio Oriente è la Moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme. Qui, i militari israeliani sono schierati in massa. Potranno accedere alla Spianata delle Moschee, stando alle concessioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, solo i palestinesi di Gerusalemme Est, gli arabo-israeliani di età superiore ai 50 anni, ma non i palestinesi della Cisgiordania che non possono entrare nella città dall’inizio del conflitto. Hamas, l’organizzazione terroristica nemica di Israele, ha invitato i suoi sostenitori a «inondarla di gente».
Le parole di Biden – «Mentre i musulmani si riuniscono in tutto il mondo per interrompere il digiuno, la sofferenza del popolo palestinese è in cima ai miei pensieri». È quello che si legge in una dichiarazione diffusa nella notte dalla Casa Bianca in occasione dell’inizio del Ramadan. Prosegue: «Il mese sacro è un momento di riflessione e rinnovamento. Quest’anno arriva in un momento di immenso dolore. La guerra a Gaza ha inflitto terribili sofferenze al popolo palestinese. Sono stati uccisi più di 30 mila palestinesi, la maggior parte dei quali civili, tra cui migliaia di bambini».
Gli aiuti umanitari – Per aiutare il popolo palestinese durante il mese del Ramadan, dalla Virginia, è salpata la nave militare General Frank S. Besson: dovrà costruire un molo temporaneo per permettere l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza. Il Pentagono stima che per realizzarlo ci vorranno 1-2 mesi e 1000 militari. La sua costruzione presenta diversi problemi logistici, come la consegna degli aiuti e la loro protezione fino a Gaza. Gli Usa, insieme a Egitto, Olanda e Belgio, continuano anche a lanciare pacchi carichi di cibo e acqua dal cielo. Sono lanci poco precisi, alcuni difettosi, tanto che l’8 marzo alcuni dei paracaduti non si sono aperti facendo precipitare i carichi sulla folla. La televisione israeliana Kan ha riferito di 5 palestinesi rimasti uccisi durante l’operazione.
L’altra nave – A causa di «difficoltà tecniche», secondo il Guardian, la prima nave carica di 200 tonnellate di aiuti umanitari del gruppo non governativo spagnolo Open Arms, non è ancora partita da Cipro. La partenza, prevista per il 9 marzo, è stata rimandata e la nave risulta ancora nel porto di Larnaca, nonostante la spinta internazionale per aumentare gli aiuti marittimi di fronte allo stallo dei colloqui per la tregua. La nave dovrebbe giungere di fronte a Gaza attraverso il corridoio umanitario aperto dall’Ue. A bordo anche uno chef stellato, José Andres, che collabora con la ong.