Crimini internazionali di guerra e contro l’umanità. Queste le accuse mosse giovedì mattina a Ginevra dall’Onu nei confronti di Israele. Il governo di Netanyahu avrebbe represso con un ingiustificato uso di forza e violenza la Grande Marcia del Ritorno, i sei mesi di proteste lungo la Striscia di Gaza iniziate nel marzo 2018, causando la morte di centinaia di manifestanti pacifici. Nel frattempo resta alta la tensione nella Striscia, dove i militanti del gruppo terroristico di Hamas hanno attaccato i soldati israeliani con petardi e bottiglie incendiarie fra il 27 e il 28 febbraio e hanno colpito con un grappolo di palloni esplosivi un’abitazione civile oltre il confine. Immediata la reazione dell’esercito israeliano che ha attaccato la sezione centrale della Striscia cercando di distruggere le basi di Hamas con elicotteri e aerei. Stando ai media palestinesi, diverse roccaforti terroristiche sarebbero state colpite, tra cui quella a Khan Yunis. Il Times of Israel riporta che alcuni dei siti colpiti sarebbero riconducibili alle Brigate di Izz ad-Din al-Qassam, una delle frange più pericolose nell’arsenale di Hamas.

Crimini internazionali – Nessuna tregua quindi per Netanyahu. Mentre il premier viene indagato per frode e corruzione, il suo governo finisce nuovamente nel mirino delle Nazioni Unite. Giovedì mattina una Commissione d’inchiesta Onu ha presentato a Michelle Bennet, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, un report in cui si ipotizza che le forze israeliane abbiano commesso crimini contro l’umanità e crimini di guerra contro la popolazione palestinese. Novemila i feriti e 189 i morti, di cui 35 bambini. Questo il bilancio della repressione delle manifestazioni che iniziarono il 30 marzo 2018 organizzate per protestare contro il blocco economico che ha impoverito Gaza e per richiedere che i rifugiati e i loro parenti potessero rientrare in possesso delle proprietà in Israele settant’anni dopo la creazione dello Stato ebraico. Secondo Santiago Canton, presidente della commissione, pur essendo presenti militanti di Hamas, le manifestazioni sono state per lo più pacifiche e la maggioranza dei civili uccisi o feriti non sarebbe mai stato una minaccia incombente per il Paese. Da qui la richiesta a Israele di investigare ulteriormente su quanto commesso dal suo esercito. Immediata la replica del ministro degli Esteri ad interim Yisrael Katz, che ha definito la stessa commissione «un teatro dell’assurdo che ha prodotto un altro ostile, falso e prevenuto atto». Il rapporto – sostiene sempre Katz – è basato su informazioni falsate e il suo unico intento è quello di distruggere l’unica potenza democratica mediorientale, danneggiando il suo diritto all’autodifesa contro le azioni di Hamas.

Nuovi scontri – La notte del 27 febbraio un ordigno incendiario lanciato da Gaza è esploso nelle vicinanze di un’abitazione civile nella regione israeliana dell’Eshkol provocando danni materiali ma nessun morto. Sono stati migliaia i palloni esplosivi lanciati nel pieno degli scontri tra marzo e dicembre 2018 da Hamas sulla Striscia di Gaza che hanno causato ingenti danni alle coltivazioni e alle riserve naturali israeliane. Gli episodi si erano fermati verso la fine del 2018 in seguito a un informale cessate il fuoco ma sono ricominciati lo scorso mese quando la tregua ha iniziato a vacillare. Martedì 26 febbraio i palloni esplosivi hanno causato un incendio boschivo mentre mercoledì notte, durante le proteste organizzate lungo la Striscia vicino alla città di Beit Hanoun, centinaia di palestinesi hanno bruciato ruote, lanciato esplosivi e pietre ai soldati e tentato di distruggere le barriere di sicurezza.