«Almeno 576.000 persone, un quarto della popolazione, sono a un passo dalla carestia». A lanciare l’allarme è Ramesh Ramasingham, vice capo dell’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite (Ocha). Al Consiglio di Sicurezza Onu il funzionario ha aggiunto che un bambino su sei, sotto i due anni, nel Nord di Gaza soffre di «malnutrizione acuta e deperimento» e che gli aiuti umanitari «devono affrontare ostacoli enormi solo per portare il minimo indispensabile di rifornimenti».
La situazione – La Corte Internazionale di Giustizia un mese fa ha ordinato ad Israele di adottare “immediate misure” per consentire la fornitura di servizi di base e assistenza umanitaria in favore dei palestinesi. Secondo quanto riportato da Amnesty International, nelle tre settimane successive all’ordinanza della Corte, il numero dei camion entrati a Gaza è diminuito di un terzo, da una media di 146 al giorno a una di 105. Le riduzione dei rifornimenti si verifica soprattutto nel Nord della Striscia di Gaza. Tra il 1° gennaio e il 12 febbraio, l’Agenzia delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha) ha riferito che Israele ha respinto oltre la metà delle richieste di accesso umanitario nella zona settentrionale.
L’operazione via cielo – Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Francia hanno avviato un piano per far arrivare dal cielo aiuti umanitari sulla Striscia di Gaza. All’operazione, iniziata martedì 27 febbraio, ha partecipato anche il re Abdullah II di Giordania. La Casa Bianca sta valutando la possibilità di avvalersi dell’aviazione per rifornire la popolazione. Tuttavia, questa ipotesi, secondo quanto riferito da alcuni funzionari americani alla testata giornalistica Axios, solleva alcune perplessità. Un jet militare può sganciare solo una quantità di rifornimenti equivalente al carico di uno o due camion.