La reazione alla morte del leader di Hamas Yahya Sinwar non è tardata. Il 20 ottobre è stato ucciso Ehsan Daqsa, a comando della 401a brigata meccanizzata “Iron Tracks” dell’esercito israeliano. Il colonello dell’Israel Defense Force (le forze di difesa israeliane) si trovava nel nord della Striscia di Gaza, quando il carro armato su cui viaggiava è stato colpito da un ordigno artigianale nascosto nel terreno. Un altro soldato israeliano è rimasto gravemente ferito. Intanto il conflitto va avanti anche sul fronte libanese, dove intensi bombardamenti aerei dell’Idf hanno tormentato la zona del sud del Paese.

Notte di fuoco – Dai media locali si intuisce che i raid hanno bersagliato oltre 50 tra città e villaggi, distruggendo anche un complesso residenziale nella città della Striscia di Beit Lahiya. La stima delle vittime non è ancora stata confermata ma potrebbero essere rimaste uccise fino a 87 persone. Il ministro della Difesa israeliano ha commentato orgoglioso l’esito dell’operazione dichiarando: “Hezbollah sta crollando. Stiamo passando da una sconfitta del nemico all’annientamento”. La risposta del Libano non è tardata e oltre 170 razzi sono stati lanciati verso il nord di Israele, con Haifa ancora una volta nel mirino. Gli israeliani non hanno colpito solo i punti militari: l’aeroporto di Beirut e la sede del canale televisivo libanese, Al Manar, hanno subito colpi pesanti e il fuoco è divampato nelle due sedi. Stessa sorte per decine di filiali bancarie Al-Qard Al-Hassan, accusate da Israele di essere finanziatori di Hezbollah. I raid sono stati poi confermati e diffusi in rete via video dall’Idf.

Proposta di pace – Gli Usa intanto preparano un pacchetto di aiuti per Israrele da 5,2 miliardi, fondi che serviranno ad acquistare missili Tamir e Stunner: utilizzati da Irone Dome e David Sling, due dei sistemi di difesa israeliani. Nelle zone più a rischio sono stati installati i sistemi di difesa missilistica Thaad, ma il segretario della Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, non ha commentato riguardo all’effettiva operatività delle armi. Impegno non solo di guerra per gli Usa che, nelle scorse ore, avrebbero ricevuto una possibile proposta di pace da parte di Israele. Un documento per una soluzione diplomatica basato su più punti: la garanzia del non riarmo di Hezbollah, la permanenza del personale dell’Idf come forza attiva per vigilare su Hezbollah e la libertà aerea per l’aeronautica israeliana. Dopo la visita della presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, alle basi Unifil colpite in Libano, il 21 ottobre il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si è recato a Tel Aviv. Una missione di pace, come annunciato dal ministro stesso che ha incontrato il suo corrispettivo israeliano: Israel Katz.