«La Francia ha fatto prevalere per troppo tempo il silenzio sull’esame della verità». Così il presidente francese Emmanuel Macron ha inaugurato la due giorni in Ruanda e confermato l’avvio di una nuova fase nelle relazioni diplomatiche fra Parigi e Kigali dopo il gelo seguito al genocidio del 1994. La visita arriva a due mesi dalla pubblicazione del rapporto della commissione Duclert che accusa la Francia di «una serie di responsabilità pesanti e gravi» e segue di poco quella effettuata a Parigi dal presidente ruandese Paul Kagame, in occasione di due vertici convocati dalla presidenza transalpina sul finanziamento delle economie africane.

La storia – Le relazioni franco-ruandesi, interrotte ufficialmente dal 2006 al 2009, sono rimaste per anni estremamente fredde per le responsabilità attribuite all’esercito francese, inviato nel 1994 a sostegno del governo hutu, responsabile del genocidio dell’etnia tutsi. Contro quel governo lo stesso Kagame, di etnia tutsi, guidò poi le truppe del Fronte patriottico ruandese (Fpr) sconfiggendo le forze armate e le milizie filogovernative sostenute da Parigi e mettendo di fatto fine al genocidio. Il clima di tensione è durato oltre venticinque anni.

Il programma – «Ho una profonda convinzione: nelle prossime ore scriveremo insieme una nuova pagina del nostro rapporto con il Ruanda e l’Africa», ha twittato ieri sera il presidente francese, prima di partire per Kigali. Macron partecipa a una serie di appuntamenti, inclusa una visita al Memoriale del genocidio che si trova su una collina della capitale, dove sono sepolte le spoglie di 250.000 tra le 800mila vittime massacrate tra l’aprile e il luglio del 1994. «La volontà del Presidente della Repubblica di guardare alla nostra storia, al nostro passato, faccia a faccia e in piena trasparenza è il modo migliore per andare avanti», ha detto il portavoce del governo francese Gabriel Attal, senza rivelare il contenuto del discorso che Macron ha fatto davanti a 150 persone in un luogo in cui nessun capo di Stato francese aveva mai parlato finora. La visita di Macron è l’occasione anche per proporre alle autorità ruandesi la nomina di un ambasciatore francese in Ruanda, posto ormai vacante dal 2015 sebbene l’ambasciata fosse rimasta chiusa già dal 2006, giorno in cui Kigali ruppe le relazioni a seguito del procedimento giudiziario richiesto al Tribunale penale internazionale da un giudice francese contro Kagame.

Pace fatta – Con l’ammissione di responsabilità la Francia si aggiunge al Belgio, ex potenza coloniale del Ruanda, che porse scuse formali nel 2000. Il clima di distensione tra Parigi e Kigali è stato certificato di recente anche dalle dichiarazioni rilasciate dal ministro degli Esteri ruandese, Vincent Biruta, il quale ha osservato che i due rapporti realizzati dalla Francia e dal Ruanda sulle responsabilità nel genocidio convergono sulle conclusioni e consentono di aprire una nuova pagina nelle relazioni fra i due Paesi.

Relazioni economiche – Come riporta il quotidiano Le Monde, la visita di Macron è focalizzata su questioni commemorative, ma include anche una rilevante componente economica e di sviluppo, dal momento che della delegazione faranno parte anche i rappresentanti di una decina di aziende francesi, oltre al direttore generale dell’Agenzia francese per lo sviluppo (Adf), Remy Rioux. Come segnale di apertura, nel 2020 Parigi ha siglato due accordi finanziari a beneficio di Kigali, per la prima volta in quasi trent’anni: un prestito a tasso agevolato di quasi 40 milioni di euro per la lotta alla pandemia Covid-19 e una donazione di 5,8 milioni di euro a favore di un programma di formazione professionale e insegnamento del francese. In totale, negli ultimi due anni in Ruanda sono stati impegnati quasi 120 milioni di euro in vari settori, inclusi lo sport e l’energia. Al rafforzamento della cooperazione economica dovrebbero contribuire anche le promesse fatte a Parigi in occasione della visita al salone di innovazione tecnologica VivaTech, dove Macron e Kagame hanno deciso di lavorare insieme su questioni concrete di interesse comune tra i due Paesi.