La Tunisia ha le ore contate. Secondo diversi analisti, il Paese potrebbe fallire nei prossimi nove mesi se non arriverà il finanziamento del Fondo Monetario internazionale che vale 1,9 miliardi di dollari. L’istituzione ritarda l’erogazione del prestito perché chiede in cambio riforme per ora bocciate dal presidente della Repubblica Kais Saied. Lunedì 27 marzo Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, incontrerà il leader tunisino e i principali organi dello Stato. Una visita, quella di Gentiloni, che è solo la prima: nelle prossime settimane sono previsti gli arrivi di diversi rappresentanti europei.
Il blocco dell’FMI – Debito pubblico vicino al 100% del PIL, inflazione al 10% e disoccupazione al 15%: la Tunisia è prossima al default e non riesce ad accedere al prestito di 1,9 miliardi di dollari concordato con il Fondo monetario internazionale lo scorso ottobre. La prima tranche di 500 milioni di dollari doveva arrivare subito dopo le elezioni parlamentari di dicembre e gennaio che hanno visto una affluenza bassissima, pari all’11% degli aventi diritto. Tuttavia, l’FMI non ha ancora deciso quando far riunire il proprio Consiglio esecutivo (composto da 24 governatori di cui 5 fissi), che è l’ultimo ad avere la parola sulla destinazione dei finanziamenti. Questo perché gli organi dell’istituzione sono preoccupati dalle dichiarazioni del presidente Saied sui flussi migratori nel suo Paese: «C’è un piano criminale che vuole trasformare la Tunisia in un Paese africano, senza alcuna affiliazione ai Paesi arabi e islamici». Inoltre, l’FMI è insoddisfatto dal mancato raggiungimento degli obiettivi richiesti: tagli nell’amministrazione pubblica, riduzione degli aiuti statali per alcuni beni di prima necessità e la privatizzazione di società pubbliche. Riforme che Saied non ha ancora messo in programma e che si aggiungono a una situazione politica al limite dell’autoritarismo: il presidente tunisino ha indetto un referendum costituzionale nel 2022 che ha allargato i suoi poteri e ha anche fatto arrestare diversi esponenti dell’opposizione e professionisti.
Gentiloni a Tunisi, Macron con Meloni – Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni incontrerà i principali organi dello Stato tunisino: il presidente Saied, il capo di governo Najla Bouden e il ministro degli Esteri Nabil Ammar. La visita di Gentiloni si inserisce all’interno di un piano dell’Europa che si pone come un mediatore nelle trattative con l’FMI mentre gli Stati Uniti sono su posizioni più rigide: «Sugli americani posso solo dire che stiamo parlando con tutti, noi sosteniamo una soluzione di compromesso: dare un primo sostegno dato che i tunisini sostengono che senza soldi non possono fare le riforme», ha dichiarato al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Di Tunisia si era parlato anche a margine del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo, quando la premier Giorgia Meloni aveva incontrato il presidente francese Emmanuel Macron. «C’è la volontà di agire insieme, sia per aiutare la Tunisia a ritrovare la stabilità politica sia per fermare i flussi migratori», aveva commentato a margine Macron. La leader di Fratelli d’Italia sveva anche quantificato le conseguenze di un eventuale default del Paese africano: «Si rischiano 900mila rifugiati». L’attenzione europea sulla Tunisia rimane quindi alta anche dopo il voto in plenaria del 16 marzo su una risoluzione che critica la politica autoritaria di Saied, la gestione economica disastrosa e la repressione dell’opposizione, dei sindacati e degli organi di stampa.